Tornando, da un sit-in contro le espulsioni dei rom dalla Francia. Contro la politica di Sarkozy, che non ottanta, ma ottomila, ci dicono, ne ha cacciati dai confini francesi. Quando fu eletto presidente, i rom accolsero la notizia con piacere. Sarkozy, che ha dimenticato d’essere figlio di un rom ungherese, e di un’ebrea sefardita… Un sit-in contro, anche, la politica di casa nostra, e dei “piani” che stanno allontando gli zingari oltre i confini di tutte le periferie. Contro la brutalità delle ruspe, che chi non le ha viste in azione, schiacciare il nulla delle proprie cose, è difficile capisca. Vederli, quei bambini qualche ragazzo e le donne, quasi in divisa da collegio, con magliette con su scritto “I love rom a” ti si stringe il cuore. Più che per le parole di chi sale sul palco a parlare, che poi palco non c’è. Più che al constatare che sono davvero in pochi, al sit-in romano. Pochi zingari, confinati chissà dove, pochissimi italiani, perché forse ancora non fa trend. Marciare per gli zingari, intendo. Ti si stringe il cuore, per quegli zingari in divisa e non sai perché. La risposta, nelle parole di un’amica, Roberta. Da quando sono costretti in qualche modo a mimetizzarsi e vestirsi come noi, dice… da quando le donne non indossano quasi più le loro belle gonne colorate… Abbiamo perso, dice, le nostre farfalle. Una preghiera, allora, perché le farfalle ritornino come, da qualche parte nascoste, pure sono tornate le lucciole. Una preghiera alla Madonna degli Zingari, che così superbamente Tiziano dipinse.