“Si chiamava / Moammed Sceab /// Discendente /di emiri di nomadi / suicida / perché non aveva più / Patria /// Amò la Francia / e mutò nome /// Fu Marcel / ma non era Francese / e non sapeva più / vivere / nella tenda dei suoi / dove si ascolta la cantilena / del Corano / gustando un caffè /// E non sapeva / sciogliere / il canto / del suo abbandono /// L’ho accompagnato / insieme alla padrona dell’albergo / dove abitavamo / a Parigi / dal numero 5 della rue del Carmes / appassito vicolo in discesa /// Riposa / nel camposanto d’Ivry / sobborgo che pare / sempre / in una giornata / di una / decomposta fiera /// E forse io solo / so ancora / che visse”.
In memoria , Salvatore Quasimodo ( Poeti Italiani del Novecento, Mondadori )