Riguardando le immagini arrivate dalle terre intorno Messina. E ritrovando il racconto di Marco Bruno, da “C’era una volta…”, scritto per i suoi alunni. Una fiaba che riporta al tempo in cui i racconti dei vecchi, intorno al fuoco popolavano le notti di esseri fantastici che spuntavano dal suolo, o scendevano da regioni sonosciute dei cieli, per vivere sulla terra quando l’uomo ancora non l’aveva ferita. Dunque. In una notte di luna piena, al limitare del bosco, là nel paese Eterno, dove la realtà confina con la fantasia, l’incontro di alcuni ragazzi alla ricerca di fate ed elfi, con un uomo dalla lunga barba bianca e dal grande cappellaccio nero: il Grigio, un grande vecchio, quando “vecchio” non sembrava ancora una brutta parola…
“Che il bosco vi sia amico! Vi conceda bacche, radici, funghi e piante odorose! Cercate fate ed elfi? Non sono più qui”. E Grigio racconta… di quando viveva una splendida creatura tutta sola: Madre Natura. Un giorno, stanca di tanta solitudine, creò un posto dove sedersi, ma ilsuolo era duro e lo coprì d’erba e di fiori. Madre Natura era una vera artista… Ma c’era buio e per vedere i colori creò il sole. E poi per lasciare che il sole potesse riposare inventò il tramonto e poi staccò da un lobo dell’orecchio la perla trovata in una conchiglia e la lanciò verso il cielo. E fu la luna… e poi furono le stelle… Madre Natura era molt oromantica, sospirò! E dal sospiro nacquero il Tempo e lo Spazio, cdue frugoletti he si misero subito all’opera, e ne combinarono delle belle… alberi con le radici in su, meli con foglei di fico…corsi d’acqua che invece di andare verso il mare, risalivano verso la sorgente…
Come rimediare a tutti quei guasti? Ed ecco che arrivano fate ed Elfi, creati da Madre Natura per rimettere le cose a posto… mentr espazio e tempo divennero adulti, e tutto si sistemò. Sembrava dunque tutto in ordine, quando un giorno il principe degli Elfi arrivò tutto trafelato al cospetto di Madre Natura: “Ho visto un essere mai visto prima! Cammina come noi su due piedi, dietro di lui sua moglie e i suoi cuccioli, intreccia canestri, si costruisce capanne, raccoglie frutti, bacche e semi e… uccide! Sì, uccide gli animali della foresta e mangia i pesci del fiume! Accende fuochi e combatte i suoi simili, li deruba, persino!” E Madre Natura: “E’ l’uomo! E’ arrivato”.
Eco di un racconto delle mIlle e una Notet, dove si legge che la terra e gli animali tremarono il giorno in cui Dio creò l’uomo. Immagine folgorante, e noi oggi sappiamo quanto di profetico è dentro quelle visione…
L’Uomo arrivò, dunque. E cominciò a depredare boschi e foreste, cambiò l’aspetto delle pianure delle valli e delle colline, impiantò campi coltivati, imprigionò animali mansueti, decimò quelli selvatici, traforò montagne, scavò miniere, costruì ponti e ferrovie, autostrade, solcò i cieli con macchine volanti, pose piede sulla luna, solcò mari, scoprì nuove fonti d’energia, ma tutte queste sue opere avvelenarono il suolo e le piante, inquinarono i cieli rendendo l’aria irrespirabile, le limpide acque dei mari dibennero limacciose, piene di schiuma, nere e puzzolenti, impedendo la vita di tutto gli esseri viventi. Madre natura temette davvero che la sua opera fosse destinata alla distruzione. Ma forse, pensò, c’era ancora una speranza. Disse agli elfi e alle fate: ” Quando le vostre foreste, i vostri ruscelli saranno talmente inquinati da non permettervi la vita, scegliete un cucciolo d’uomo, nascondetevi nel più recondito posto del suo cuore e di lì parlategli”.
“Ecco dove sono fate ed elfi” concluse Grigio, il nosttro vecchio narratore. “Ascoltate la voce amica nel vostro cuore, fate in modo che non soffochi quando sarete adulti. E raccontate, raccontate a ttutti i cuccioli d’uomo questa storia”.
E noi salutiamo con il saluto delle Fate e degli Elfi dell’Acqua: “Che lo scorrere veloce dell’acqua del ruscello purifichi le vostre mani e il vostro cuore e vi renda leggero il lavorare!” (dal racconto di Marco Bruno, Avellino)
Ancora ripensando a queste immagini…