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    Un racconto… – 7

    Maledetto Oscar.

    Ho in piena onestà spiegato allora a Jimmy e all’assassino quale fosse la situazione, ma credo che solo Geraldine abbia veramente afferrato il senso del mio racconto. E’ scoppiata immediatamente a piangere.

    “Dovrà vedersela con me!”. Senza darmi il tempo di replicare, Jimmy ha afferrato dei fogli di carta, due matite, una gomma, ed è uscito via di corsa. Geraldine è passata dal pianto a urla di disperazione. “Non posso lasciarlo andare via da solo. E’ un dilettante!” è saltato in piedi l’assassino, che a fatica ho convinto a non muoversi. Gli scimpanzé, ho spiegato, hanno risorse insospettabili: parafrasi dell’uomo, sono a volte più funzionali dell’elemento di paragone, l’uomo appunto, e tutti i suoi derivati, assassini compresi. L’assassino deve essersi per un attimo adombrato, ma ho capito subito che aveva compreso che stavo annaspando: in realtà non volevo restare in casa solo con Geraldine. E il mio ospite, che di paure e di inquietudini doveva intendersi bene, deve aver ritenuto alla fine più opportuno fermarsi con me. Sono seguite ore drammatiche. I cartoni neri delle finestre erano più cupi che mai. Nessuna notizia vi si è affacciata per le successive ventiquattro ore. A tratti la sagoma gialla dell’assassino sembrava sul punto di dissolversi in tremiti di tensione. I singhiozzi di Geraldine gonfiavano l’aria di sconforto.

    Poi. Tre squilli di telefono lacerarono le pareti. Maledizione. Oscar. E porca miseria, aveva nelle mani la vita di Boh e, a quanto mi sembrava di capire, anche quella di Jimmy lo scimpanzé.

    Provo a riportare il più fedelmente possibile il testo delle sue comunicazioni. Cinque telefonate a intervalli regolari di mezz’ora.

    Prima telefonata di Oscar.

    “Pronto, non dire nulla, sarebbe inutile. Stai invece bene a sentire: continui a commettere un errore fondamentale. Eppure credevo di averti dato una lezione definitiva. Voglio aggiungere che mi stupisco che tu abbia usato per i tuoi folli scopi un poveraccio come questo che ho qui davanti. E’ vero che si tratta di un già morto, ma non posso che definire spregevole e cinico il tuo comportamento. Neanche il coraggio di venire di persona!”

    Click.

    Mi ha preso una rabbia impotente. Oscar conosceva benissimo la mia condizione. La sua era solo una provocazione.

    Seconda telefonata:

    “E’ vero che si tratta di un già morto, ma ci sarà pure un modo per morire una seconda volta. E definitivamente. Questo è uno che non merita pietà: l’ho sorpreso seduto alla mia scrivania mentre sottolineava con un lapis rosso i miei appunti. Mi ha poi mostrato dei fogli che aveva nello zaino. Riportavano storie ridicole. Certi elementi vanno eliminati in tempo, prima che si inoltrino nella strada della corruzione. Purtroppo, è passato per le tue mani. Per fortuna, ora è nelle mie.”

    Click.

    Dalle contrazioni del mio volto, l’assassino ha capito cosa stava succedendo. L’ho visto allontanarsi in cucina per ritornare dopo pochi minuti armato di coltelli fino ai denti.

    La terza telefonata è arrivata mentre stavo scongiurando l’assassino di riflettere, prima di allontanarsi armato in quel modo.

    Ancora Oscar: “Ma forse quel che non è riuscito con te può benissimo riuscire con questo individuo, mi sembra ci sia materia su cui lavorare. Per quanto riguarda quest’ultimo primate arrivato da poco, poi… ne parleremo”

    Prima del click ho avuto il tempo di percepire un lamento. Anzi, forse si trattava di due lamenti sovrapposti.

    La quarta telefonata, che era piuttosto la continuazione della terza: “…insinuare il dubbio. Maledetti. E’ la sola cosa che riescono a ripetere. Il dubbio! Una bestemmia! Ma prima di sopprimere definitivamente queste due parvenze di vita tenterò un esperimento. Proverò a strizzare quel briciolo di cervello che si ritrovano…”

    “A quest’ora…- ho tentato di prendere tempo- devi chiudere la pagine, fare gli ultimi aggiornamenti…”

    Mi stavo aggrappando all’argomentazione più inutile.

    “Aggiornamenti? Continui a farneticare, come sempre. Aggiornamenti… tutto già fatto, tutto a posto come preordinato. Tutto già scritto come da schema. Ancora ti ostini a non capire. Morirai nella tua scatola di cartone! Ma prima avrai il tempo di sentire la voce dei tuoi amici mentre strizzerò loro il cervello!”

    Click.

    Maledetto Oscar. Aveva nelle mani Boh e Jimmy. Le loro storie da leggere secondo verità erano ormai entrate nel mio cuore. Oscar lo aveva intuito, e mi stava provocando. Mi stava ricattando. Maledetto. Pensava di avermi in pugno, ma sbagliava. Non avrei per nulla al mondo rinunciato a privilegio della differenza.

    Stavo spiegando all’assassino chi veramente fosse Oscar, quanto fosse spietato; stavo cercando di elaborare una motivazione, più per me che per lui, che giustificasse un omicidio, quando di nuovo suonò il telefono. ( 7- continua)

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