Si narra che la notte dei Santi i morti escono in processione. E noi possiamo vederli. Basta accendere un lumino sul davanzale della finestra, o sul balcone. In segno di rispetto. Li si può anche invitare a cena. Basta lasciare la tavola imbandita con ogni ben di Dio. Vedrete, arriveranno e gusteranno… Mettete una sera a Pucherini… la sera del primo novembre. All’ora esatta in cui tutte le luci del paese verranno spente, e sulla finestra di ogni casa si accenderà un lumino, e l’intero paese farà da cornice allo spettacolo, sul palcoscenico della piazza, alla luce dei lumini, come ancora succedeva, la notte del primo novembre, fino ad almeno mezzo secolo fa. Per ricordare il tempo del secolo scorso in cui c’era sempre un momento, uno spazio per ritrovarli, gli avi che se n’erano andati. E per ricordare il tempo in cui davvero si “festeggiavano i morti” quest’anno, il primo novembre, Pulcherini, alle 20,15 in punto, ci sarà una “serata nella luce… nella tradizione aurunca del tempo che fu”. Aspettando gli avi. Riprendere tradizioni e riti che i più anziani, i nonni, ricordano bene, diventa un modo per onorare anche loro, i nonni e il loro tempo, e ricordarsene, magari anche prima che passino all’aldilà… Viene in mente un dolcissimo racconto di Roberto Piumini, uno dei suoi tanti bellissimi racconti: Mattia e il nonno. (…)
Mattia è al capezzale del nonno appena morto, tutti sono tristi, eppure lui, lui solo, ancora lo vede, tanto vivo che il nonno gli sussurra all’orecchio e lo invita a fare una passeggiata. E insieme escono per il mondo e camminando dialogano, come solo possono fare un nonno e un nipotino, e il nonno racconta al bimbo la vita… fino a che arriva il momento del distacco. Ma che succede allora? Succede che il nonno diventa piccolo piccolo, ma così piccolo, che entra nella tasca di Mattia e Mattia sa che il nonno sarà sempre lì con lui, e quando vorrà ancora potrà chiamarlo e ancora potranno discorrere insieme. Insomma un racconto per spiegare ai bambini che chi ci lascia per morire, in fondo rimane sempre dentro di noi, e sempre, in qualche modo, possiamo tornare a incontrarci.
E ci sarà da scommetterlo, anche gli avi invocati nella notte di Pulcherini torneranno. Magari proprio come in un racconto di Anna Rita Persechino, torneranno le loro anime sotto forma di palommelle[1] dai colori e dalle forme che non capisci bene se sono umane o sono divine… Magari si fermeranno anche dopo la festa. Qualcuna, anzi, scommettiamo che è ancora lì nascosta, dalla notte dell’ultimo incontro. Come quella falena, (la vedete?) ancora lì ad osservarci, da chissà quanto tempo, e chissà quante volte avrà sorriso di noi…