Leggendo, questa settimana, delle difficoltà di Greta Thunberg a trovare un passaggio che la porti dall’America all’Europa, che rispetti il suo ideale di mondo a emissioni zero…
“Si scontra così con i suoi irrealistici ideali” è stato scritto da qualche parte, con tono un po’ di beffa, e una certa malcelata soddisfazione, immagino, da parte di chi proprio non vuole accettare il linguaggio della narrazione di questa giovanissima donna che, piaccia o non piaccia, tanto sta smuovendo.
Ma che provochi ammirazione o fastidio, Greta, con quel suo sguardo severo e deciso, qualsiasi giudizio le si voglia dare, sempre mi capita di sentire una premessa (o una conclusione): è malata… è persona autistica… ha la sindrome di Asperger…
Come avesse attaccato addosso un virus, una malattia infettiva, dalla quale prendere comunque sempre un po’ di distanza, noi neurotipici…
“Neurotipico” (e non è un’infezione neanche questa) è un termine che ho imparato quando ho cercato di capire qualcosa a proposito di autismo, un neologismo nato in seno alla comunità autistica per identificare le persone che autistiche non sono. Cioè noi “normali”. O presunti tali…
“La percezione autistica può essere superiore a quella delle persone neurotipiche”, mi ha spiegato Olga Bogdashina, studiosa che ha fatto una delle prime indagini sistematiche sulle esperienze percettive delle persone autistiche che, lo sapevate?, percepiscono il mondo in maniera diversa da noi.
Non conosco nel dettaglio l’esperienza percettiva di Greta, ma quel suo sguardo severo, quella sua puntigliosità, quel suo arrabbiarsi… bisogna iniziare a chiedersi quanto nascano piuttosto dalla sua capacità di sentire e vedere quello che noi non vediamo, di concentrarsi, fissarsi, su quello che a noi sfugge, e quanto questa sua capacità possa aiutarci…
Sapendo, anche, che non è cosa, per lei, semplice né indolore. Premesso che tanti sono gli autismi e tanti i livelli, anche di gravità, aprire la porta di quel mondo significa entrare in un universo affollatissimo e complesso, ricco di possibilità, ma pieno anche di sofferenza. Avere, ad esempio, un cervello senza filtri, che non selezioni, o che mostri costantemente i minimi particolari e non ci permetta di difenderci dai troppi dettagli che noi “normali” così tranquillamente possiamo ignorare… non è cosa indolore, ma pensate a quali possibilità apre, anche per noi…
“Una delle difficoltà nell’interpretare la realtà – spiega Olga Bogdashina (fra l’altro autrice de “Le percezioni sensoriali dell’autismo”, delle edizioni Uovonero, un libro da leggere come un romanzo, come un viaggio in un mondo pieno di aspetti stupefacenti) – è la nostra funzione sensoriale non autistica”.
Sembra un capovolgimento, una provocazione, eppure… “i nostri sensi non sono abbastanza sviluppati per riuscire a capire come una persona autistica percepisce il mondo, però dobbiamo ascoltare le persone autistiche che ci possono aiutare, quelle definite ad alto funzionamento…”.
E scopro così che le persone con disturbo dello spettro autistico “nella sua variante ad alto funzionamento detta sindrome Asperger”, appunto, hanno percezioni “insolite” e decisamente superiori alla nostra.
Un esempio? Temple Grandin, donna straordinaria… una delle più famose persone con la stessa sindrome di Greta Thunberg. Pensate un po’, mesi fa è stato Claudio Conte, dal carcere di Parma, a mandarmi in dono un suo libro, “La macchina degli abbracci”, che in questi giorni sto rileggendo (non è mai casuale o così, per riempire il tempo, quello che arriva dal carcere)…
Temple Grandin, che è studiosa di neuroscienze, progettista e uno dei più famosi esperti del mondo animale, fra l’altro progetta sistemi d’allevamento che riducano al minimo le sofferenze degli animali. E deve il suo successo, scrive, al differente funzionamento del suo cervello, che trasforma ogni cosa in immagini visive, alla sua capacità di soffermarsi su dettagli minutissimi… che è cosa che molto avvicina al modo di cogliere la realtà degli animali che percepiscono cose che gli esseri umani “normali” non possono percepire, che ricordano informazioni dettagliate che noi “neurotipici” non riusciamo a ricordare.
Parlando delle sue straordinarie scoperte sul mondo animale, del successo del suo lavoro, Temple Grandin non manca mai di fare un accenno a quanto grande è stato il suo dolore, quanta la sofferenza, soprattutto da piccola, per quelli che allora erano classificati semplicemente come suoi “problemi emotivi”… per il tormento di quei nomignoli che le affibbiavano i compagni di classe… “registratore”, la chiamavano, per via del suo ripetere continuamente le cose, e nessuno capiva che per lei era “come avere nella testa un circuito, dove le cose correvano all’infinito”. E spiega come avere a che fare con il mondo, per le persone autistiche, è cosa sempre troppo dolorosa, a cominciare dal fatto che devono imparare a fare le cose come noi le facciamo.
Anche se non siete particolarmente attratti dal mondo animale (che molto comunque sempre ci può insegnare), consiglio di dare un’occhiata alla sua “Macchina degli abbracci”, come agli scritti di Olga Bogdashina per capire cos’è l’autismo, quanti e quali autismi esistono.
Scoprirete un mondo affollatissimo, un’umanità ricchissima. Con un valore aggiunto, quello che nasce dal dolore. Imparerete, soprattutto, che, come spiega Temple Grandin, il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente per poter funzionare bene…
Come noi oggi abbiamo bisogno della mente di questa ragazza dalle treccine arruffate, Greta Thunberg che, ha scritto, “senza la mia diagnosi non avrei mai iniziato gli scioperi”… E con un po’ di rispetto e d’attenzione, magari riusciremo a vedere anche noi, riflesse in quel suo sguardo che tanto ci inquieta, tutte le cose che lei vede, e per le quali sarebbe proprio ora che anche noi ci infuriassimo…