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    Tornando da San GImignano…

    Tornando, da un nuovo incontro con Mario Trudu, nel carcere di San Gimignano… Dopo aver sperato ( e davvero, che matta, ci avevo creduto), che dopo trentacinque anni di carcere gli potessero essere concesse alcune ore di permesso per esserci, alla presentazione del suo libro. E sotto sotto, forse un po’ aveva cominciato a sperarci anche lui, anche se avevo dovuto insistere un pochino perché inoltrasse la sua domanda. E oggi un po’ mi sento in colpa per aver alimentato una speranza che meglio di me lui sapeva illusa. Insomma niente permesso. Aspetto di conoscere la motivazione ufficiale di questo “no”. Sei anni fa, altro magistrato aveva concesso a Trudu un permesso di 8 ore per partecipare alla presentazione di un cd, un lavoro fatto in carcere… ma questo “cattivissimo e percolosissimo”, si vede, fa davvero tanta paura. Sconsiderata come sono, comunque, ancora una volta l’ho voluto incontrare, a tu per tu, in una stanza senza neanche una guardia del corpo che in caso di necessità venisse in mio aiuto…(..)

    Tre ore, passate in un attimo. Mario come sempre ha sorriso e ha mormorato, passerà anche questo… Aveva la giacca delle occasioni e la giacca avevo messo anch’io. Per consegnargli una copia del suo libro fresco fresco di stampa. Che ha sfogliato, pagina dopo pagina, pagina dopo pagina, sussurrando solo mi sembra un gioiello… Aveva la giacca delle occasioni e mi ha portato dei wafer al cioccolato. Niente caffè. A San Gimignano non è permesso. Peccato. Quello del carcere di Spoleto era ottimo.

    Tre ore passate in un attimo. Affollate di parole per paura di dimenticare qualcosa. Folla di parole le mie, folla di parole le sue. Devo confessare, avevo uno schema con le cose da dire e me ne sono imbarazzata un po’. Ma aveva un elenco di appunti per le cose da dirmi anche lui. Tre ore passate in un attimo, difficili da raccontare, perché le confidenze fra amici ( e ormai lo siamo) non si svelano. E’riuscito anche a ridere un po’ delle cose del mondo che ci siamo detti. Quelle che gli ho portato da fuori io. Quelle che da dentro mi ha raccontato lui. Storie di ordinaria follia, di questo mondo distratto, bislacco e piuttosto feroce…

    Posso dire solo che alla fine, insieme a dei nuovi suoi racconti, mi ha consegnato una lettera, da leggere alla presentazione del 21. “Gentilissimo pubblico, non potendo essere presente, affido queste mie poche righe di ringraziamento per tutti voi alla mia cara amica…”   Ahi ahi… chissà se riuscirò a leggere fino in fondo senza esitare… In ogni caso, gli ho promesso, fotocopierò e distribuirò… e il 22 metterò in rete… per chi vorrà ascoltare. Un gran freddo nella stanza, nonostante fuori facesse ancora un bel caldo. Mi sono chiesta di quale materiale siano fatte le mura, messe a convertire il caldo in gelo. Bizzarrie e cattiverie delle architetture di contenzione…

     

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