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    Terremoti

    Pensando ad Haiti, e a questo nostro fragile, terribile mondo. Rileggendo della prima reazione di Voltaire, alle spaventose notizie da Lisbona, dove la terra ha tremato, annientando la città, all’alba del novembre del 1755. “Ecco una fisica ben crudele. Grande sarà l’imbarazzo di chi vorrà capire come le leggi del movimento producano disastri così spaventosi nel migliore dei mondi possibili. Centomila formiche, il nostro prossimo, schiacciate in un colpo solo nel nostro formicaio: metà di esse periscono probabilmente fra angosce inesprimibili in mezzo a macerie da cui non le si è potute liberare, famiglie rovinate a un capo dell’Europa, le fortune di cento commercianti della vostra patria inabissatesi nelle rovine di Lisbona. Che razza di triste gioco d’azzardo è la vita umana? Che dirano i predicatori, soprattutto se il palazzo dell’Inquisizione è rimasto in piedi? (…)”. Reazione ‘a caldo’, come si dice. Prima delle riflessioni che comporranno il Poème sur le désastre de Lisbonne. …. / Credetemi, quando la terra spalanca i suoi abissi/ il mio lamento è innocente e le mie grida legittime/…/ Questo mondo, questo teatro di orgoglio e di errore/ è pieno di sventurati che parlano di felicità/…

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