Storia di Ivano, come la racconta Carmelo Musumeci, ergastolano, dal carcere di Spoleto. Cronista, per noi, da quella riva lontanissima che è la reclusione senza spiragli. Una pagina fra le tante, scritte guardandosi intorno, e guardandosi dentro. Urla dal silenzio. Proviamo, qualche volta, ad ascoltare.
“Ivano è nato il 9/01/1971. Ivano è stato arrestato il 20/11/1991, all’età di diciannove anni. Ivano, quando è stato condannato alla pena dell’ergastolo, pensava che non era ancora morto, perché avrebbe potuto uscire dopo 20, 30, 40, 50, addirittura dopo 100 anni di carcere, in permesso, semilibertà, e in condizionale. Ivano, col suo trentottesimo compleanno, ha passato più anni in carcere che fuori. Ivano ha sempre creduto a quello che sentiva alla televisione e pensava che quello che leggeva sui giornali fosse vero. Ivano ha sempre creduto a quello che dicevano i politici: La pena dell’ergastolo in realtà non esiste perché si può uscire in permesso premio, in semilibertà e condizionale. Ivano è stato un ingenuo: per vent’anni ha creduto che un giorno sarebbe uscito, che un giorno si sarebbe sposato, che avrebbe avuto dei figli.
Ivano, dopo vent’ani di carcere è stato condannato un’altra volta, questa volta senza speranza. L’altro giorno ha ricevuto la risposta del magistrato di sorveglianza che non potrà mai uscire, né ora, né mai. “Considerando che i delitti sono stati commessi al fine di agevolare l’associazione criminosa d’appartenenza e pertanto ostativi alla concessione dei benefici, dichiara inammissibile la richiesta di permesso“. Ivano ora sa che sarà sempre e per sempre colpevole.
Chiedere questo tipo di giustizia è orribile. E’ più comprensibile chiedere la pena di morte. Io penso che Ivano, quando aveva diciotto anni, è stato meno pericoloso di un politico corrotto o di un banchiere che fa prestiti da strozzino, o di molti imprenditori colpevoli di tanti omicidi bianchi. Io credo che Ivano è stato meno pericoloso dell’ex presidente della Parmalat Tanzi, che ha fatto un bucida tre miliardi e se l’è cavata con qualche mese di carcere. Io penso che a Ivano va data una possibilità, una sola, ma gli va data.
Ivano è di fronte alla mia cella, ha il blindato e il cuore chiuso, perché non ha più speranza. Sa che se non collaborerà con la giustizia, se al suo posto non ci metterà un altro, non uscirà più dal carcere. Ivano non ha più sogni, li ha finiti tutti. Ora sa che non potrà più sognare, né quando dormirà, né quando sarà sveglio. Ivano ora non ha più dubbi, dopo la risposta del magistrato di sorveglianza, ha la certezza che morirà in carcere.
Nessuno merita una pena che non finirà mai, perché tutte le cose hanno diritto di iniziare e di finire. Ivano sa che alla fine la morte è più umana degli uomini, e per farlo uscire se lo porterà via”. (Carmelo Musumeci, giugno 2009, carcere di Spoleto. urladalsilenzio.wordpress.com)