La riflessione di Vittorio da Rios, a proposito del “labirinto della vita”… vale la pena leggere e appuntare… con un grande grazie a Vittorio e alla sua infinita attenzione …
“Senza speranza non è la realtà ma il sapere che -nel simbolo fantastico o matematico-si appropria la realtà come schema e cosi la perpetua” Horkheimer e Adorno 1947 Inizia con questa citazione il grosso e notevole saggio su Follia/delirio di Franca Ongaro Basaglia, e Franco Basaglia per l’originale e monumentale enciclopedia tematica Einaudiana. Merita citare il primo capitolo: Ragione e Follia per comprenderne sia la profondità di analisi degli autori, quanto la sua attualità. Non esiste storia della follia che non sia storia della ragione,Lo stesso sforzo di Foucault di seguire l’itinerario del silenzio o della parola del folle nei secoli, è ricerca dell’interpretazione di quel silenzio.o di quella parola, quindi monologo della ragione “sopra” la follia, “1961”. Ma in questo monologo è implicito un atto che sarà essenziale nella evoluzione della follia stessa: quello di iscriverla nel linguaggio di chi la ascolta e la giudica e di costringerla ad esprimersi secondo la logica di quel linguaggio.la storia della follia è storia di un giudizio, quindi storia della graduale evoluzione dei valori, delle regole, delle credenze dei sistemi di potere su cui si fonda il gruppo sociale e su cui si iscrivono tutti i fenomeni nel processo di organizzazione della vita associata. La coesistenza di razionale e irrazionale e la loro separazione,avvenuta nei secoli, per arrivare a riavvicinarli quando la ragione fosse stata in grado di neutralizzare la follia riconoscendola come parte di sé e definendo, insieme,lo spazio separato in cui doveva esistere, non solo sogno il segno dell’evoluzione della conoscenza e della scienza. Né solo il segno del passaggio della follia come esperienza tragica del mondo al peccato, alla colpa,allo scandalo, alla condanna, e all’oggettivazione della sragione ( tutti questi elementi sono ancora fusi e presenti nella follia ai nostri occhi critici ). Né solo il segno di un’animalità che affiora e esplode finché la ragione arriva a criticarla,differenziarla e smistarla. Nè ancora, solo la misura in cui le paure e le miserie dell’uomo e del mondo sono annullate attraverso il suplizio,la punizione, la repressione, l’autorità,la scienza, il potere.Ciò che presuppongono questi passaggi è un denominatore comune, la quantità e la qualità di spazio di cui dispone l’uomo–la cui soggettività è delimitata e definita da un corpo rapportato ad altri corpi e altre soggettività– per esprimere i bisogni di questa soggettività e di questo corpo, attraverso la ragione e la sragione, la salute e la malattia, la verità e l’errore. Non si tratta di un problema di pietà,giustizia,tolleranza, coscienza e conoscenza della sofferenza, della sconfitta, della caduta: è tutto questo ma, insieme, qualcosa di più globale ed estensivo che comprende l’uomo nella totalità dei suoi bisogni e dei suoi desideri, e l’atteggiamento che assumono, nei confronti di questa totalità, il gruppo sociale in cui è inserito e l’organizzazione che dovrebbe rispondervi.Ritorna allora con forza la domanda che cosè un ordine sociale giusto e come deve essere strutturato nella odierna società? Come deve essere l’organizzazione di cui parla Franca e Franco Basaglia per darvi le giuste risposte alla sragione? Le più evolute Scienze sociali dalla psichiatria alla psicoanalisi, alla antropologia ancora inadatte a dare razionali risposte? Quante sofferenze ha patito e patisce la sragione? Francesca oggi ne parla con un bellissimo e profondo “saggio”. Le foto, i vetri infranti,i letti di contrizione, 300 persone nel nostro paese stando ai dati del 2017 sono sottoposte alla pratica dell’elettroshock. “Tec” pratica introdotta per la prima volta nel 1938 da Ugo Cerletti e Lucio Bini.Si stima nel mondo in due milioni le persone sottoposte a Tec Solo negli Usa sono 300 mila, cinquemila in Belgio, Dodicimila nel Regno Unito dati dall’Espresso. La legge Basaglia che ha soppresso i manicomi e ha cercato di dare dignità e umanità a questa tragica sofferenza umana non ha però trovato nel proseguo degli anni fino all’oggi una adeguata risposta strutturale e assistenziale e ai pazienti quanto alle loro famiglie. Grazie cara Francesca per il tuo assiduo e professionale quanto appassionato impegno per renderci sempre più consapevoli di quanto sia arduo e quanto lavoro ci attende per “cercare di raddrizzare il legno storto dell’umanità”.
Vittorio da Rios