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    Sogno d’una notte di mezz’autunno…

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    Tutto è iniziato da un disegno che mi ha mandato mio nipote Leonardo (in arte Inkmo) che, sempre col suo zainetto zeppo di fogli e matite colorate, produce più immagini che parole… Eccolo: un maialino con le ali, cappelletto conico della festa e una bacchetta di quelle suppongo magiche, per via della stellina… E stavo giusto pensando che sembrava quasi animato, quel maialino, che… accidenti!, con un colpo d’ali salta fuori dal foglio, mi si mette a volteggiare intorno, l’occhio un po’ spiritato e, con un traballante tentativo di sorriso, mi chiede in una supplica: “Posso passare qui la notte? Per favore… ho paura…”
    Capite bene che la cosa mi ha un po’ inquietata, sono rimasta senza parole…
    “Solo il tempo di questa notte, ti prego…” ha insistito. “Tutto questo vuoto… mi spaventa quasi più della folla di mostriciattoli in carne e ossa che l’anno scorso, di questa notte, si aggiravano per le strade”.
    Certo che detto da lui…
    E già, la notte dei morti. La notte degli spiriti che, ignorando le leggi del tempo e dello spazio, tornano sulla terra. Un po’ per nostalgia, un po’ per consolarci, per dirci che in fondo non ci hanno dimenticati del tutto. Un po’, diciamo la verità, per rincuorare se stessi, per ricordare, magari fossero assaliti da insane nostalgie, che quello che hanno lasciato sulla terra non è certo meglio del mondo della loro eternità…
    Anche lui, il maialino (come tutti gli animali passati a miglior vita in paradiso ad attenderci, nonostante tutto…), mi ha raccontato di essersi messo in cammino insieme agli altri. Ma appena poggiato piede in terra è inciampato in un’enorme zucca, che zucca proprio non era. Deformata e paurosa come, sapete, succede nei sogni quando vanno a male. Una zucca, mi ha detto, dal volto d’uomo, anzi di vecchio, che fumava la pipa.
    “Eh, e statt’accuòrt!…”
    L’ha riconosciuto subito, dall’accento diciamo mediterraneo. “Antonio! Ma che fai dentro una zucca?”

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    “Non vedi che roba, che orrore… attentoooo! e pensare che ero convinto che, di questi tempi, di questi virus…, almeno quest’anno se ne sarebbero stati tutti a casa, a lasciare la notte per noi. E invece… qualcuno c’è sempre, a ballare ‘ncopp e’ nostre ossa!”, e giusto giusto stava passando, quasi travolgendoci, un gruppetto di diavoletti-streghette-serpentelli-dolcetti-scherzetti… ridanciani, chiassosi, strafottenti… da brivido…
    “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive…
    nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”
    Già, la serietà della morte…
    “E trovatel purè tu nu’ posto arò passà a’ nottat …”, l’ha esortato Antonio.
    Così, seguendo un sottile richiamo, mi ha spiegato il maialino, è arrivato fin da me. In questa casa, dove d’altra parte, come nasconderglielo, qualcuno del mondo di là si è accomodato da tempo. Ma questo è un segreto, e che rimanga tra noi…
    Già, parliamo di cose serie.
    E, un po’ intristendosi… “Domani -mi ha sussurrato il maialino- quarantacinque anni fa, moriva Pasolini, uno dei miei poeti preferiti. So per certo che lui a tornare da queste parti non ci pensa nemmeno, nemmeno per il breve tempo di una notte. Lui che aveva già capito tutto…”. Ed è andato diritto diritto verso la libreria, ha allungato una zampetta e, a colpo sicuro, ha afferrato un volumetto (sembra che questo pingue spiritello rosa sappia molto di Pasolini, e dei miei libri,) e … : “Ascolta, quello che ha scritto mentre lavorava al suo Vangelo secondo Matteo: «La figura di Cristo dovrebbe avere, alla fine, la stessa violenza di una resistenza: qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione»!!!”.

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    E sì… guardandosi intorno… quanta storia di oggi, nelle sue parole di ieri, nei suoi veggenti occhi interiori, che nel presente hanno letto il futuro…
    Nei sogni, si sa, si vede, si comprendono e si fanno cose che altrimenti non sapresti. Ho capito subito qual era il desiderio del maialino. In un balzo gli sono salita in groppa e in volo siamo arrivati fino a Ostia. Giusto dove una stele ricorda il poeta. E mentre eravamo lì in raccoglimento, come un brivido ci ha colto l’eco di quei versi che Eduardo (ricordate?) gli dedicò…
    “Non li toccate / quei diciotto sassi / che fanno aiuola / con a capo issata / la “spalliera” di Cristo. / I fiori, / sì, / quando saranno secchi, / quelli toglieteli, / ma la “spalliera”, / povera e sovrana, / e quei diciotto irregolari sassi, / messi a difesa / di una voce altissima, / non li togliete più! / Penserà il vento / a levigarli, / per addolcirne / gli angoli pungenti; / penserà il sole / a renderli cocenti, / arroventati / come il suo pensiero; / cadrà la pioggia / e li farà lucenti, / come la luce / delle sue parole; / penserà la “spalliera” / a darci ancora / la fede e la speranza / in Cristo povero”.
    Sussurri della notte, che ci hanno profondamente commosso. Dal pianto mi bruciavano gli occhi. Dal pianto e da tutto quel fumo… già, perché riapro gli occhi e sono di nuovo a casa, ma…
    La zucca con la pipa!, come e quando era entrata?, eccola lì accomodata sulla mia poltrona. E ha continuato a fumare fumare, finché non si è visto più nulla e io ho cominciato a tossire, tossire, tossire… e mi è presa paura che in strada magari avesse incontrato, e portato con sé, anche il maledetto virus, che adesso mi stava soffocando… soffocando…
    Per fortuna mi sono svegliata. Ho posato gli occhi sulle cose della mia stanza, per rassicurarmi. Tutto normale, o quasi. Certo è rimasta un po’ di quella nebbiolina grigia, un cenno di tabacco acre, e il Gatto che mi guarda fra l’assonnato e il sornione…
    Ad essere sincera, adesso che lo racconto, non so se proprio tutto di un sogno si sia trattato.I sogni (chi l’ha detto?)… infinite ombre del vero …

    i disegni sono di Leonardo de Carolis ( nipote…)

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