A proposito di filosofia in carcere, Paolo Rausa, ci regala il racconto della sua esperienza…
“Seconda stella a destra/questo è il cammino/e poi dritto, fino al mattino/poi la strada la trovi da te/porta all’isola che non c’è… così Edoardo Bennato. Ognuno/a di noi cerca l’isola dentro di sé, come luogo del benessere, della serenità, dell’espressione compiuta del proprio essere che cerca l’altro/a, il/la simile. Quell’isola riverbera la stella cometa, quella che annuncia la nascita del Cristo, la redenzione dell’umanità. Siamo tutti naufraghi, o ‘mendicanti di sogni’, come aveva titolato la sua raccolta di poesie Sergio, conosciuto nel carcere di Milano Bollate qualche anno fa e che ci ha lasciati l’anno scorso, ancora giovane, per una malattia…Le aveva scritte nelle varie carceri da cui era passato. Mi aveva colpito di quelle poesie la mano tesa, la ricerca di un sorriso, una carezza, un fiore. Sempre positivo, nonostante tutto! Lo conobbi quando entrai lì per proporre un mio lavoro teatrale dal titolo ‘Natura e cultura nel mondo romano’. Accolsero bene la proposta in Commissione Cultura, perché videro la possibilità, ognuno con quello che sapeva fare, di contribuire a qualcosa fatto da loro. Chi si occupava della scenografia, chi della musica e chi imparava a recitare… Dopo mesi e mesi di prove finalmente rappresentammo lo spettacolo. Al termine prese la parola Sergio e, dopo aver ringraziato tutti ma proprio tutti, dal direttore agli agenti e ai compagni, pronunciò questa frase, che è rimasta scolpita nel mio cuore: “Grazie per la serata di libertà che ci avete regalato!” Lui recitava Seneca, Lettere a Lucilio. La nostra soddisfazione fu che quello spettacolo per poco tempo, per un’ora, aveva abbattuto le mura del carcere e aveva riportato uomini e donne fra uomini e donne, che imparano a vivere senza odio e discriminazione, aiutandosi reciprocamente e collaborando per la buona riuscita dello spettacolo che è la nostra vita” Paolo Rausa