Cominciò con un omicidio quella settimana in città. Finì con la strada macchiata del sangue di un altro morto, il venerdì. La città sussultò, si agitò, si riacquietò. Il professore trascorse sei giorni solo nell’attesa della domenica. Sempre più distratto e a tratti assente durante le lezioni, trascorreva lunghe ore la sera alla scrivania, senza riuscire ad articolare alcun pensiero che non fosse l’immagine immobile del volto della bambina del sotterraneo.
Tornò al secondo appuntamento con la cintura nuova che Rosalia gli aveva chiesto.
La trovò seduta ai piedi della teca. Lei prese la cintura senza neppure ringraziarlo, la indossò e accomodò l’orlo della vestina appena sotto le ginocchia.
“Cancella la seconda lettera” ordinò la bambina.
Lui eseguì obbediente, senza aprire bocca.
Quando ebbe finito fu lei a parlare per prima. “Il passaggio?” gli chiese. Poi subito rise e con lei risero in un fremito tutte le mummie intorno.
“Passaggio? E’ un tonfo. Un urlo, che io sappia. Vuoi vedere? Vuoi proprio vedere?” gridò la bambina, e con uno scatto del braccio gli indicò le due piccole bare di vetro che erano ai due lati della sua, un po’ più spostate verso il fondo della cripta.
Prima di allora non aveva mai badato alle due piccole mummie. Fissò gli occhi di vetro sbarrato della prima. Pensò che doveva aver avuto pochi mesi, o forse solo qualche giorno, non se ne intendeva di età di bambini. Questa, che era sulla destra, aveva le orbite dilatate come in un grido e sembrava dicesse di no, che non era possibile morire prima ancora di aver finito di nascere. L’altra minuscola mummia, che era sulla sinistra, gli sembrò ancora più rattrappita, fasciata com’era di bende polverose. Gli sembrò tenesse serrate le palpebre incartapecorite con una violenza inaudita, come per nulla voler mai più vedere.
Un urlo strozzato arrivò improvviso. Si voltò, e vide le mandibole di tutte le mummie aperte nello stesso grido. Si voltò di nuovo per rivolgersi a Rosalia, ma la vide svanire. Solo il nastro rosso e la cintura nuova sembravano resistere alla nebbia che la stavano avvolgendo.
“Il passaggio?”, sentì ancora la sua voce. “Una domanda sbagliata, la tua. Sbagliata… Adesso mi serve un abito nuovo… ora che ho una cintura così bella…”
(6-continua)