La prima cosa che fece, il lunedì, fu comprare lo specchio di cristallo. Lo scelse rotondo, con una sottile cornice argentata. Tornato a casa lo poggiò sulla scrivania e vi si sedette di fronte. Notò una piccola ombra di polvere e vi alitò sopra per pulirla via. Ebbe l’impressione che un alito caldo ritornasse a lui dalla superficie del vetro. Né riuscì a mandare via la macchia. Alitò ancora, e un soffio di aria ancora più calda gli investì il viso, prima perdersi nel corridoio alle sue spalle.
Decise allora di trasferire la scrivania, gli appunti, alcuni libri e una poltrona nell’ultima stanza dell’appartamento, dove d’estate andava a difendersi dallo scirocco. Quando ebbe sistemato le sue cose, vide che anche il merlo si era trasferito nel cortile alle spalle della casa. Era lì che lo fissava dal riquadro della finestra. Sembrava spaventato. Lo sentì fischiare.
Rosalia si osservò attentamente allo specchio. Non sembrava molto soddisfatta.
“Peccato, questa macchia…” la sentì brontolare.
Allungò lo sguardo sopra le sue spalle. Cercò nello specchio il riflesso del suo visino, ma vide solo la macchia di polvere che si era addensata e poi diffusa come nebbia, fino a nascondere l’intera superficie dello specchio. La nebbia si dileguò a un gesto della bambina, e dal fondo del cristallo, punto di fuga di una retta infinita, vide avvicinarsi delle figure scomposte. Che, arrivate sul limite dello specchio, iniziarono ad agitarsi e spostarsi e confondersi in un moto convulso e impazzito. Erano volti, e mani che ne coprivano gli occhi e le bocche, come per nasconderli all’indecenza del suo sguardo. Ma che non gli impedirono di riconoscere i volti di Giovanni, e Marco, e poi di Rosarita, e poi anche gli occhi della sua Maria.
Maria… pronunciò stupito. Ma dove…?
(10- continua)