Oggi, ripensando all’India. Ritornando a un viaggio di cinque anni fa. Dagli appunti di quel viaggio.”Costruzione inimmaginabile, il Taj Mahal. Sembra sconfinare nel cielo e forse appartenere a uno spazio che già non è più terra. Imperatore grandioso anche nell’amore, Shah Jahan. Quasi non si può che condividerne lo strazio, mentre la guida racconta della sua vista negli anni a poco a poco svanita e del gioco di specchi ideato per poter vedere fin all’ultimo istante di vita, ravvicinata in un frammento di vetro della parete, la tomba del suo unico immenso amore. Imperatore di sentimenti estremi, Sahah Jahan. Di crudeltà totali. Per un amore così grande, l’omaggio delle mani tagliate degli artigiani che l’avevano creato, perché non rilevassero il segreto di tanta bellezza.”(India, 2003, appunti di viaggio)