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    Ricordate…?

    Franca Viola, dunque. Ancora. Nelle parole di Lorenzo che spiega perché ha scritto un racconto su di lei. Un racconto del racconto, se, quando ha scoperto che “una mia concittadina aveva fatto un gesto così semplice eppure considerato rivoluzionario per le donne del tempo, ho sentito l’istinto di informarmi di più”. E ha chiesto a suo padre e a sua nonna, che la conoscevano. A suo padre, che gli raccontava “di questa ragazza dagli occhi vispi”.
    “Avia l’occhi ca ci cirnìanu”, mi ha detto mio padre. Dice Lorenzo. “Aveva gli occhi inquieti, che cercavano, che ammiccavano, che sceglievano. Forse anche per questo mia nonna non me ne ha parlato come un buon esempio. Negli anni sessanta le ragazze che sceglievano erano malafemmine. Per questo, raccontandola non ho voluto “disegnarla” come una ragazza passiva. La sua storia è forte proprio perché senza compromessi. Una ragazza poteva guardare negli occhi un uomo, magari in maniera civettuola, e non per questo il suo diritto all’inviolabilità del corpo doveva arretrare di un solo millimetro”. E poi, ancora Lorenzo: “L’altro aspetto che trovo molto bello di questa storia è l’epilogo. Il fatto che dopo essere stata sotto i riflettori dei media nazionali (sulla sua storia è stato fatto anche il primo film con Ornella Muti protagonista, “La sposa più bella”), Franca abbia scelto di tornare a vivere una vita normale, con un uomo che l’amava, lontana dai clamori. La vita per cui aveva lottato, né più né meno. Oggi, una storia così sarebbe finita con una biografia della Mondadori e una partecipazione ad un reality”.

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