Il 2 di novembre. Molti anni fa. Forse più di un quarto di secolo fa. A pochi passi dal mare. Sul litorale di Ostia. Per scoprire il luogo dove era stato ucciso Pasolini. Nel ricordo, poca gente. Quasi nessun fiore. Sabbia grigia e grigio il mare. Nulla di strano. Il 2 di novembre. Si piangono i morti.// Il 2 di novembre, di due o tre anni fa. In visita a un cimitero romano. Acattolico. Già cimitero degli Inglesi, o cimitero dei protestanti, dicono le guide. All’ombra della Piramide e di cipressi immensi. Un gruppo di persone acquattate sull’erba, per ascoltare il canto di Giovanna Marini e il suo “lamento per la morte di Pasolini“. Canta le ore della passione. Le undici volte che l’ho visto/ Gli vidi in faccia la mia gioventù/ Oh Cristo me l’hai fatto un bel disgusto/ Le undici volte che l’ho visto// Le unidici e un quarto io mi sento ferito/ Davanti agli occhi ho le mani spezzate/ E la lingua mi diceva “è andata è andata”/ Le unidici e un quarto mi sento ferito/…/ Ma quella notte volevo parlare/ La pioggia il fango e l’auto per scappare/ Solo a morire lì vicino al mare…//
Ieri sera. Vigilia del 2 novembre. A teatro per qualcosa sul Sessantotto. Forse un caso, ma ancora, che strano, Pasolini. E il suo Teorema. Insostenibile urlo contro gabbie d’ipocrisia. Oggi, 2 di novembre. Si festeggiano i morti.