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    Ricordando Franco e Franca Basaglia

    scarpeContinuando il percorso, seguendo il cammino della storia della follia, Vittorio da Rios, ci ricorda il lavoro di Franca Ongaro e Franco Basaglia…
    ” Senza speranza non è la realtà, ma il sapere che nel –simbolo fantastico o matematico–si appropria la realtà come schema e cosi la perpetua. Citando Horkheimer e Adorno, Franca Ongaro Basaglia, e Franco Basaglia danno inizio a un fondamentale saggio sulla “Follia e Delirio”. Nel capitolo I Ragione e follia si rileva: Non esiste storia della follia che non sia storia della ragione. Lo stesso sforzo di Foucault di seguire l’itinerario del silenzio o della parola del folle nei secoli, è ricerca dell’interpretazione di quel silenzio o di quella parola, quindi monologo della ragione sopra la follia 1961. Ma in questo monologo è implicito un atto che sarà essenziale nell’evoluzione della follia stessa; quello di ascriverla nel linguaggio di chi la ascolta e la giudica e di costringerla ad esprimersi secondo la logica di quel linguaggio. La storia della follia è storia di un giudizio, quindi storia della graduale evoluzione dei valori, delle regole, delle credenze, dei sistemi di potere su cui si fonda il gruppo sociale e su cui si iscrivono tutti i fenomeni nel processo di organizzazione della vita associata. La coesistenza di razionale e irrazionale e la loro separazione avvenuta nei secoli, per arrivare a riavvicinarli quando la ragione fosse stata in grado di neutralizzare la follia riconoscendola come parte di se e definendo,insieme lo spazio separato in cui doveva esistere, non sono solo il segno dell’evoluzione della conoscenza e della scienza. Ne solo il segno del passaggio della follia come esperienza tragica del mondo al peccato, alla colpa, allo scandalo, alla condanna, e all’oggettivazione della “sragione” ( tutti questi elementi ancora fusi e presenti nella follia ai nostri occhi critici ).Nè solo il segno di una animalità che affiora o esplode finché la ragione arrivi a criticarla, differenziarla e smistarla. Nè ancora, solo la misura in cui le paure e le miserie dell’uomo e del mondo sono annullate attraverso il supplizio,la punizione, la repressione, l’autorità,la scienza, il potere. In “Ragione e miseria” continua il saggio il momento storico attraverso la dignità di malattia riconosciuta al delirio si da l’avvio a questo trasferimento della follia nella “malattia mentale” in cui la “ragione” consolida le fondamenta del suo impero, da da possibilità di capire un altro aspetto essenziale del processo razionale, umanitario, scientifico attraverso il quale la “malattia” diventa la mediazione tra la ragione dominante e la miseria. Se la ragione borghese è divenuta la Ragione Umana il rapporto fra ragione e follia “segregata” è essenzialmente rapporto fra potere e miseria.La storia della psichiatria e delle sue istituzioni, la storia ella normativa che ne ha regolamentato l’esistenza possono leggersi come dialettica fra individuo e gruppo, soggettività e collettività, quindi uomo e “organizzazione” . La vita associata si fonda sull’istituzione di regole che consentano la convivenza del gruppo: la norma è il limite imposto all’individualità dalla collettività dall’organizzazione. Se l’individuo partecipa alla definizione di questa norma, come espressione dei propri e altrui bisogni, il limite all’espressione della sua soggettività sarà data soltanto dall’esistenza dell’altro, delle altre soggettività; e per l’uomo è già abbastanza pesante accettare questo limite.Ma se la regola è una norma imposta a difesa del gruppo dominante, essa impedisce ai dominati qualunque espressione soggettiva, riducendo l’individuo a corpo dominato,corpo alienato e sfruttato da ciò che lo organizza.Ci sono sempre falsi profeti rilevano Franca Ongaro e Franco Basaglia nel concludere il loro notevole denso e scientifico saggio sulla follia/delirio nel caso della psichiatria è la profezia stessa ad essere falsa, nel suo impedire con lo schema delle classificazione dei comportamenti e con la violenza con cui li reprime, la comprensione della sofferenza, delle sue origini del suo rapporto con la realtà della vita e con la possibilità di espressione che l’uomo in esso trova o non trova Continuare ad accettare la psichiatria e la definizione di “malattia mentale”significa accettare che il mondo disumano in cui viviamo sia l’unico mondo umano, immodificabile, contro il quale gli uomini sono disarmati. Se è cosi “e tragicamente è cosi” continuiamo a sedare i sintomi, fare diagnosi,prestare cure e trattamenti, inventare nuove tecniche terapeutiche,ben consapevoli che il problema è altrove. Ritengo che da questo paradigma in cui si sono mossi Franca Ongaro e Franco Basaglia nel saggio di cui ho riportato alcuni spunti che oggi ci si deve muovere per comprendere e mitigare le sofferenze che vivono coloro che definiamo malati “mentali”.Utopia, rispetto a dove va oggi il corso della storia? Dove anche la povertà e la miseria economica si cerca di collocarla come “reato”, e la violenza fatta a miliardi di creature umane dai “crimini di sistema” quanto alla integrità del pianeta che ci ospita fortemente minacciata ci sta rendendo criminalmente insensibili quanto corresponsabili? E la ragione, La filosofia, il pensiero come si pone inanzi a questa “teodicea” tragica in cui si ritrova l’ominide del terzo millennio? Franca e Franco hanno posto una lucida critica in profondità al “sistema” economico-culturale come fonte e causa di tutte le sofferenze psitiche e fisiche che prendono la donna e l’uomo odierno.Francesca oggi ci fa riflettere citando un testo che è da leggere sulla tragedia della malattia mentale e le sue conseguenze, sulla carne viva delle creature umane.quali indicibili sofferenza ha causato e causa.L’ominide sapiens ha da sempre agito alla “devianza” con la repressione e l’annientamento psitico e fisico dei soggetti internandoli nei manicomi riducendoli a larve umane.Per non parlare degli abomini compiuti dal nazifascismo nei campi di concentramento e nei forni crematori.Da sempre la “ragione” espressione del potere costituito ha annientato il diverso, il folle, il matto.con pratiche del tutto inumane quanto arbitrarie.come l’elettroshock definito tecnicamente “elettroconvulsivante” e la costrizione a letto per i pazienti legati,o la camicia di forza.Se l’Europa culla della “civiltà” come definita pratica ancora simili obbrobri, nel resto del mondo cosa avviene oggi e come sono trattati i malati mentali? Nelle zone di guerra per esempio e non sono pochi i paesi investisti da questa antica tragedia come si ritrovano a vivere coloro che hanno disturbi di natura psitica? Mi viene di ricordare un uomo del mio paese emigrato in Australia negli anni 50 poi rientrato nella metà degli anni 70 ma completamente cambiato radicalmente cambiato, si diceva avesse subito una truffa da perdere tutto quanto aveva costruito con il duro e onesto lavoro. Non riusci a reinserirsi nel paese natale e piano piano divento un “Barbone” dormiva a casa “i suoi erano piccoli agricoltori”, ma in un mutismo e consapevole emarginazione vestiva tutto rattoppato e si cibava di erbe e preparati “strani”,Si spostava a piedi e con una bicicletta arrugginita vecchia di famiglia,Barba lunga e incolta igiene personale nulla o quasi.Eppure era da giovane un bell’uomo e intelligente, ma la vita e determinati fatti lo hanno sconvolto annichilendolo a tal punto da ritrovarsi “matto” e irreversibilmente “altro” e deviante rispetto ai sani e perfettamente integrati.Ecco come a volte trova fonte e origine la malattia mentale che annienta e distrugge le creature umane.Enorme il lavoro da farsi inanzi a tali e tante sofferenze che prendono le nostre esistenze. Vittorio da Rios

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