Rispondendo all’invito del quotidiano Liberazione. Ricordiamo questo 4 novembre, che si vuole festa, con la lettera che don Milani scrisse ai cappellani militari che avevano definito l’obiezione di coscienza “una espressione di vilta’”. Per questa lettera don Milani fu denunciato. Assolto in primo grado, ricorda il quotidiano, nel processo d’appello “il reato e’ estinto per morte del reo”.
Un testo lucido. Di furia trattenuta. Parole di pace, per rispondere a parole di guerra. Ne riporto l’ultima parte.
“… / Che c’entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono piu’ avere le Patria in guerra da che l’ultima guerra e’ stata un confronto di ideologie e non di patrie? ma in questi cento anni di storia italiana c’e’ stata anche una guerra “giusta” ( se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c’erano dei civili, dall’altra dei militari. Da un lato i soldati che avevano obbedito, dall’altra soldati che avevao obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i “ribelli”, quali i “regolari”? E’ una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo, per esempio, quali sono i “ribelli”? Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l’ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati.
Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall’obbedienza militare. Quell’obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un “distinguo” che vi riallacci alla parola di San Pietro: “Si deve obbedire agli uomini o a Dio?”. E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.
In molti paesi civili (in questo piu’ civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la patria piu’ degli altri, non meno. Non e’ colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione. Del resto anche in Italia c’e’ una legge che riconosce un’obiezione di coscienza. E’ proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti.
In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si e’ ancora pronunziata ne’ contro di loro ne’ contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s’e’ mai sentito dire che la vilta’ sia patrimonio di pochi, l’eroismo patrimonio dei piu’?
Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti e’ la prigione, ma non e’ bello stare dalla parte di chi ce li tiene. Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. perfino Gandhi da giovane l’ha fatto. Piu’ maturo condanno’ duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita?
Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l’esempio e il comandamento del Signore e’ “estraneo al comandamento cristiano dell’amore” allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? come potremo intendervi se usate le parole senza pensarle? come protremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete! Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria difronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si sono sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Liberta’, verita’.
Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verita’ e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.
se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria, calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano”.
don Lorenzo Milani