Aveva detto Kafka, che un libro doveva avere l’effetto “di un colpo d’ascia sul lago gelato della mia anima”… più o meno la ricordo così… e questo pensiero mi si è piazzato nel cervello leggendo, fin dalle prime pagine, il libro di Carla Melazzini, “Insegnare al principe di Danimarca“. Forse all’inizio non ho sentito il rumore ghiaccio di un unico, definitivo colpo d’ascia, ma sicuramente il tamburellare di tante, incessanti picconate, come colpi, di calma furiosa, determinati, ad aprire crepe sul muro asciutto dell’indifferenza. E un colpo dopo l’altro, un colpo dopo l’altro … le brevi storie di Antonio, Enzo, Totore… e tutti gli altri ragazzi del Progetto Chance, di cui Carla Melazzini credo fosse l’anima. Il Progetto Chance, che voleva prendersi cura dei ragazzi delle periferie, e delle periferie delle loro anime. Ed è sicuramente quello che è stato fatto. A Napoli e dintorni. Ecco… era solo un pensiero urgente, dopo appena qualche decina di pagine… subito colpita dal racconto dei gesti, dei silenzi, delle afasìe, anzi, che una donna del nord ( Carla Melazzini era della Valtellina) riesce con sorprendente naturalezza a restituirci nel narrare le periferie del sud… e tutta questa sua nuova gente…