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    presepi e comete…

    vietnamSpara sti botte, / alluma sti bengale; / arrust’ ‘e capitune, / ch’è Natale!… / Ncoll’ ‘e pasture!…
    Ca mpunto mezanotte, / nasce ‘o Bammino. / Chella, mamma, è devota,/ perciò nasce ‘o Bammino.//
    Sti Bammeniello nasce n’ata vota?/ Lassat’ ‘o j’… / Chillu stesso martirio ‘e quanno è nato / l’adda turnà a suffrì?
    ( spara questi botti/ accendi questi bengala; arrostisci il capitone, che è natale!… Incolla i pastori!… // Che a mezzanotte in punto nasce il bambino. Quella, mamma, è devota, / perciò nasce il bambino // Questo bambino nasce un’altra volta?/ Lasciatelo stare… / Quello stesso martirio di quando è nato/ deve tornare a soffrire?)
    Non per rovinarvi il piacere del vostro bel presepe… semmai lo avete fatto con tutti i crismi e carismi. Ma a queste strofe della poesia di Eduardo, ‘a vita ( la vita), è andato il pensiero leggendo quanto mi descrive in una sua lettera Claudio Conte (cito ancora parole di un ergastolano ma, che volete, le riflessioni migliori ultimamente mi arrivano da lì…) a proposito di un presepe che con alcuni compagni di sezione ha preparato nel carcere di Catanzaro. Perché sapete a cosa si è ispirato il nostro Claudio? Alla morte del piccolo Aylan annegato sulle coste della Turchia.
    Ha realizzato, mi scrive, una metropoli di grattacieli fatti di scatole di cartone, lasciando ben in evidenza la pubblicità che hanno stampata sopra, addobbandoli con luminarie stile Las Vegas e installando in cima ai grattacieli a caratteri cubitali queste parole: egoismo, globalizzazione, indifferenza. Poi, spiega, ha diviso lo spazio con una rete e del filo spinato, e (…) nel lato opposto ai grattacieli ha messo una montagna, una grotta di cartapesta, una spiaggia e il mare. E vicino al mare la foto del piccolo Aylan, con san Giuseppe e la Madonna che pregano.
    “Non c’è natività.- spiega- Ho voluto simboleggiare l’uccisione di Aylan-Gesù bambino. Non ‘Dio è morto nietzschiano’, ma ‘abbiamo annegato il bambinello’, per egoismo, indifferenza. La grotta resterà vuota e la stella cometa ‘caduta’ è vicino alla grotta. Insomma una denuncia dell’ipocrisia del Natale, di una società disposta a uccidere dei bambini pur di proteggere la sua ‘roba’. In una società in cui vali quanto possiedi…”
    Troppo duro? Mi chiede e si chiede. Si risponde da solo, Claudio: “Mi domando con quale sentimento ci possiamo accostare a Cristo, quando restiamo indifferenti a tanta ingiustizia. Aylan è solo uno dei tanti bambini morti attraversando il mare. Uccisi per proteggere le nostre frontiere, il nostro benessere. Siamo questo. E’ inutile che ci prendiamo in giro”.
    Già, non prendiamoci in giro. E mi ha fatto pensare, questo presepe, a un’immagine che, un’infinità di anni fa, era il tempo della guerra del Vietnam, da una copertina della Domenica del Corriere, velò di tristezza un mio Natale, e anche quelli seguenti in verità, insegnandomi a non trascurare quel che accade fuori dalle nostre più o meno tranquille case. Miracolo dei tempi di internet e delle banche dati, dopo una breve ricerca l’ho ritrovata…, firmata da Walter Molino per il Natale del 1965 . Esattamente come la ricordavo. Una capanna, un asino, un bue e una donna dallo sguardo terrorizzato che abbraccia il suo bambino morto. Che ha la fronte forata da un proiettile. Sembra illustrazione per una crudele fiaba moderna e invece raccontava una tragica verità: in un villaggio vietnamita mentre si stava allestendo un presepe vivente ci fu uno scontro a fuoco e un proiettile ‘vagante’ colpì il bambino. Giusto al centro della fronte. Titolo: nel Vietnam hanno ucciso Gesù bambino.
    Tornando alle pallottole ‘vaganti’ a noi più contemporanee…al presepe di Claudio, ad Aylan e ai cento e cento e cento bambini ancora che continuano a morire e di cui ci siamo già dimenticati dopo le tante parole sull’estetica e la liceità di una foto ( che di tanti altri, visto che nessuno li ha fotografati, possiamo anche non sapere e anche sapendo ci fa meno impressione e nulla turba il nostro tranquillo andare). Il richiamo ad un’altra immagine ancora: il dipinto di Bruegel il vecchio, ‘la strage degli Innocenti’. Che avviene sullo sfondo di un villaggio fiammingo innevato. La quiete del paesaggio sotto un cielo limpido, lo strazio delle madri su piccoli corpi inerti … un contrasto che dà brividi…
    Un pensiero, piuttosto che alla stucchevole festa dei bambini in cui abbiamo trasformato il nostro Natale, alla Festa degli Innocenti, che pure il calendario prevede e che tre giorni dopo il Natale arriva, e che proprio quella pagina del vangelo di Matteo ricorda: “ e quel giorno si compì quello che era stato detto per mezzo del profeta Geremia…”. Profezia che, sembra suggerire il presepe di Claudio, allunga la sua ombra fino ai nostri giorni…
    E’ proprio vero, chi scrive dal carcere profondo non ha tempo e parole da sprecare, come accade a noi, liberi, “nel troppo commercio con la gente”. E le parole senza infingimenti che da lì arrivano spesso regalano brani di realtà nuda. E con più mestizia del solito quest’anno ho spedito lettere d’auguri all’indirizzo di alcune carceri. Chiedendomi quale riscatto… quale avvento… Ci sarà mai una cometa su quei cieli?
    A dire la verità una ce ne sarebbe, almeno di cometa. Io l’ho vista tempo fa appena fuori Spoleto, che non s’era ancora nemmeno in autunno. Una stella cometa esattamente come quelle che si mettono in cima agli alberi di Natale, ma grande grande, sulla sommità di una delle due torri che sono le palazzine con gli appartamenti degli uomini della polizia penitenziaria. Cinque punte e tanto di coda ricurva, messa il Natale di chissà quale anno addietro e che, per chissà quale inerzia o stramberia, lì è rimasta, a impallidire ogni sera dell’anno, ognuno dei grigi giorni graffiati sui muri … quasi una beffa, pensai vedendola, ad annunciare ogni notte un impossibile avvento.

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