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    Piccoli cittadini crescono…

    non lasciateci soliGabriele è un bel bambino dagli occhi acuti. Di un celeste così limpido che sembrano a volte ridere come mormorii d’acqua di fonte…
    Quest’anno ha fatto la prima elementare, e va tutto fiero dell’aver imparato a leggere, che i libri per lui hanno sempre meno misteri. La prima volta che è venuto a casa mia, ha sbarrato gli occhi davanti la libreria… che, coprendo l’intera parete, dal pavimento al soffitto, a lui piccolino, aveva si e no quattro anni, deve essere sembrata immensa. Immensa e davvero desiderabile se la prima cosa che mi ha chiesto è stata: – Come si fa ad avere una biblioteca come la tua? Voglio farmela anch’io!-. Desiderio stupefacente per un bambino così piccolo.
    Ma dev’essere tendenza di famiglia. Gabriele è fratello di Jasmine, ricordate?, la ragazzina che mi ha chiesto in prestito la Divina Commedia, perché qualcuno le aveva detto che da lì nasce la lingua italiana e che Dante ne è il padre…
    Come non pensare a Gabriele e Jasmine, figli della giovane donna venuta dalla Moldavia che da un po’ di anni mi aiuta in casa, mentre infuria il ridicolo quando non vergognoso dibattito a proposito di cittadinanza e della legge miseramente accantonata questa settimana…
    Pensando dunque a Gabriele e Jasmine… Ma come gli si può spiegare che non sono italiani? Loro che sono nati in Italia, parlano perfettamente l’italiano, un bell’italiano, da fare invidia a molti.
    Come lo si spiegherà a lei, che ora ha finito le medie, ha una delle pagelle più belle della scuola e qui sono le sue amichette, le cose che ama… e questo è il suo mondo, la sua cultura…
    Cosa penserà mai Gabriele, che un giorno che i genitori, confidandosi fra loro pensieri, si esprimevano nella loro lingua madre, li ha rimproverati severo: “Basta! – ha detto- parlate bene!”.
    Parlate bene…
    Sicuramente penserà, Gabriele, che c’è qualcosa di sbagliato. Che qualcuno non conosce neanche bene il significato delle parole… “Ma cosa gli sarà mai venuto in mente!?” potrebbe esclamare, come ha detto di me un giorno che gli ho mandato un libro che non rientrava esattamente nel percorso di letture che aveva avviato.
    E non c’è da stupirsi se tanto avventatamente, in dibattiti pubblici e privati, vengono usate le parole… Ma come sarà venuto in mente di stracciarsi tanto le vesti intorno ad un ipotetico ‘ius soli’, se non è propriamente di ‘ius soli’ che parlava la legge così miseramente affondata in questi giorni. -Ma l’avranno studiato il latino? Sapranno qualcosa di diritto? A volte c’è da dubitare che conoscano come si dovrebbe l’italiano…-, potrebbe, il nostro Gabriele, a buon diritto pensare…
    Cosa gli sarà mai venuto in mente, può ben pensare di un illustre opinionista, che per dare colpi un po’ al cerchio un po’ alla botte, fra tante cose pur ragionevoli, lamenta che “nella concessione automatica della cittadinanza prevista per coloro che sono nati in Italia da genitori di cui almeno uno con regolare permesso di soggiorno da cinque anni come minimo, non si prevede però alcun accertamento preliminare circa la conoscenza né della nostra lingua, né dei costumi, né delle regole, né di niente della società italiana”.
    E cosa proporrebbe, l’opinionista, un esame di cultura di italianità o qualcosa del genere? Si vede, potrebbe ben pensare Gabriele insieme a tutti i bambini nati in Italia figli di immigrati che regolarmente stanno frequentando le nostre scuole, prendono diplomi riconosciuti dallo Stato Italiano… che l’illustre opinionista non ha mai messo piede in una scuola, non è mai andato in un giardinetto pubblico, non si è mai accostato ad ascoltare quello che si dicono ragazzi multicolori alla fermata degli autobus ( avrà mai preso un autobus?)… O di che accertamento preliminare starà mai parlando?
    Ma cosa gli sarà mai venuto in mente? Si starà chiedendo il nostro Gabriele. Mentre Jasmine immagino a quest’ora la Divina Commedia la conoscerà a memoria. La Commedia e tante altre cose ancora della nostra cultura (ma non solo) di cui è così avida…
    Ma sono sempre più convinta che il futuro sia loro. Di questi piccoli nati su questa riva da genitori che qui sono venuti a cercare una nuova vita. Comunque ai genitori sia andata…
    Ed è cosa che ho pensato la prima volta circa tre lustri fa, mettendo piede a Mazara del Vallo. Sapete, lì c’è la più antica comunità tunisina italiana. E allora, appena c’era qualche buona o cattiva notizia riguardo gli immigrati, dalle redazioni ti ci spedivano per “tastare il polso della situazione”. Un po’ come adesso su Roma ti mandano a piazza Vittorio, su Torino a Porta Palazzo e così via ovviando… Allora era nata una questione a proposito di velo da vietare o non… ma non è questo il punto…
    Trovai bellissima Mazara, il suo porto, le sue barche, il suo centro antico. Ma soprattutto la sua casba. Dove mi sarei persa senza nulla capire, se un nugolo di bambini dalla pelle ambrata, un po’ scugnizzi, un po’ scolaretti in libera uscita, non mi avesse travolta e guidata. Tutti curiosi, attenti, vivacissimi, disinvoltamente padroni di almeno due o tre idiomi. Consapevoli di cosa sia la vita, padroni, sembravano, del mondo, verso il quale da quel labirinto erano pure protesi.
    E pensando a loro, a ragazzini come Gabriele e Jasmine e a tutti quelli che sicuramente ognuno dei nostri figli o nipotini ha accanto nei banchi di scuola, come non pensare che se questo paese andrà avanti e potrà (si spera) migliorare, sarà anche, o soprattutto, grazie a loro.
    Condividendo la foto di una scritta su un muro (vera o taroccata non importa… fa sorridere) che gira in questi giorni sul web: “Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani…”

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