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    Pepe

    Un invito, il 21 marzo, a Roma, al Teatro Argot Studio, nell’ambito della XX edizione de La scena sensibile… per vedere Pepe, spettacolo scritto e interpretato da Laura Riccioli. Un lavoro che nasce dagli incontri avvenuti durante sei anni di insegnamento di teatro e pittura nel carcere di Civitavecchia. Dove le due donne, che questo monologo racconta, si incontrano. “Una è una detenuta. L’altra è un’insegnante di pittura e teatro”, spiega Laura Riccioli. “Il pretesto di quest’incontro è l’arte. Il mezzo è il dialogo. Dialogo col carcere, con sé stesse, con il fuori, l’una con l’altra. Questo dialogo qui, in teatro, si farà monologo.  Il monologo di Espedita Pepe, la detenuta, durante una lezione di pittura del tutto insolita in cui esplode la vitalità di una donna che “chiusa non ci sa proprio stare” e irrompe nell’intimità della professoressa  coinvolgendola in un vortice di provocazioni, ironia, cinismo, incanto e, inaspettatamente, di quell’arte dell’allegria con cui spesso si difende chi sa sopravvivere a tutto e a tutti, risorsa inattaccabile, che tutto e tutti seppellisce”. (…) Dello spettacolo, così parla Piera Mattei, poetessa e critica, nel suo sito Lucreziana 2008… “Quanto colpisce, durante un’ora o poco più che l’ascoltiamo e seguiamo, è la capacità dell’autrice di trasferirsi completamente nell’altro, nell’altra, nel suo personaggio, fino quasi ad annullare la finzione scenica. (…) Chi è dunque Espedita Pepe, che sulla scena s’impossessa in tutto del corpo e della voce di Laura Riccioli? E’ una donna effettivamente incontrata, di cui Laura è riuscita a cogliere l’anima, l’atteggiamento nonostante tutto positivo verso la vita, oppure è la sintesi di più donne incontrate durante sei anni di insegnamento nel carcere di Civitavecchia? Se Espedita si trova lì, è che ha commesso un crimine, più crimini gravi, ma la sua insegnante, forse giustamente, non deve saperlo e neppure noi. Quella che abbiamo davanti è una donna che del suo passato di delitti non vuole dirci nulla. Fa riferimenti, aggressivi o ironici, ai rapporti con le guardie carcerarie e con le altre detenute, certo, ma soprattutto appare determinata a scavare dentro, nell’interno di sè e dell’altra, che dopotutto o soprattutto è una donna, come lei….”

    Quanto basta, spero, per incuriosirvi…  Il seguito del commento di Piera Mattei sul sito Lucreziana 2008. Il seguito della storia, venerdì 21 marzo, al teatro Argot di roma.

    Buona serata a tutti

     

     

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