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    Peccare si può…

    ricette copSapete? Capita più spesso di quanto crediate che un gatto randagio, nel suo inquieto andare, si fermi a sbirciare nelle case, a seguire, con simulata noncuranza, le cose della vita quotidiana. Capita, che si trovi a buttare l’occhio, senza volerlo per carità, sui momenti, diciamo così, più intimi delle ‘parole tra noi leggere’… Bé, non sempre c’è da starne allegri. Gatto randagio registra una certa, stanca monotonia… e non è colpa di nessuno, che la vita intorno è quella che è…
    Ma alla vigilia di san Valentino, ha pensato di dare qualche consiglio. Non è farina del suo sacco. Ma a suo tempo anche lui ha cercato di attingere idee a un delizioso trattato eno-gastronomico-sessuale, scritto nientemeno che dal creatore del detective-gourmet Pepe Carvalho, Manuel Vazquez Montalbàn: “Ricette immorali”. Un delizioso libretto che oggi risfoglia per voi.
    Vengono qui suggerite ricette, ben sessantadue, per conquiste amorose, o anche solo per ravvivare incontri diventati col tempo diciamo non più vivaci… E, converrete con me, quanti altri rituali di seduzione funzionano come quelli danzati intorno a una tavola ben imbandita?
    Ricette, dunque. Immorali perché la questione “diventa tanto più immorale quando bisogna sommare due piaceri così definitivi come mangiar bene e far bene l’amore”. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ce ne sono di tutti i tipi, dal semplice pane e pomodoro, passando per raffinatezze come ‘l’aragosta alla sibarita’, per arrivare allo stupefacente ‘mole poblano’, una salsa che. leggo, sa di zolfo, stupefacente anche perché a ideare questo piccantissimo piatto sembra sia stata una suora.
    Ogni ricetta “proviene da un’immoralità diversa”, e disegna un diverso accostamento amoroso. E fate ben attenzione al commento che accompagna ingredienti e tempi di cottura, che è alta scuola di chimica dei rapporti, che attraversa trasversalmente tutta la società. Ciascuno, se vuole, può trovare quello che fa al suo caso. Persino chi ha pochissima disponibilità e ancor meno capacità culinaria.
    Vi solleverà così sapere che ‘pane e pomodoro’ è un piatto peccaminoso per eccellenza, perché “semplifica il peccato rendendolo accessibile a tutti”… e “non fate la guerra ma pane e pomodoro”…
    Dell’aragosta alla sibarita vi dico solo che Montalbàn suggerisce una versione (per i teneri di cuore) nella quale è possibile uccidere il povero crostaceo prima di farlo a pezzi. Mentre ci fa notare che le persone più cattivelle, che per stimolare il proprio piacere preferiscono le morti con martirio, amano, più che il sapore, il “grido immaginario dell’aragosta”. E questo già aiuta a capire chi si ha di fronte e a decidere in fretta se davvero si voglia passare al dessert…
    E che dire del misto di verdure indonesiane? “Se qualcuno è disposto a mangiare un piatto con terasi è sicuramente disposto a peccare”. E tutto viene più facile…
    Ci sono poi le zuppe, con l’avvertenza che la sazietà che provocano svanisce in fretta e quindi bisognerà tener pronto qualcos’altro di riserva…
    Insomma, ce n’è per tutti, andate a leggere, non voglio levarvi la sorpresa.
    Certo, a ben guardare, sono molti i poveri animali sacrificati al desiderio erotico-gastronomico che qui si propone di sollecitare. Ma basta lavorare di fantasia (e cosa di più fondante della fantasia, in cucina e altrove…) per trovare adeguate alternative.
    Il trattato di ‘ricette immorali’ fu scritto all’inizio degli anni ottanta ( quella da cui attingo è un’edizione della Feltrinelli del ’94). Tenendo conto dell’ondata di conservatorismo dominante, l’autore tenne a dichiarare che “nessuno di questi piatti è portatore di Aids”, e consiglia quindi di “mangiarli senza preservativi spirituali”.
    Montalbàn è autore serio, e molto onesto. Avverte: “Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare, ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per mangiare”.
    Insomma, provate ad industriarvi un po’, e non così, tanto per provarci. In ogni caso è chiaro che, almeno come segno di buona volontà e impegno, bisognerà dimostrare di essersi ben affaccendati in cucina. Cosa che rimane un buon indicatore dell’affaccendarsi che ne dovrebbe poi seguire “fra le lenzuola”. E si tratta, il muoversi fra pentole e fornelli, di un impegno ben serio. Perché, come ha scritto Virginia Wolf: non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene.
    Buon san Valentino a tutti, dunque. Con l’augurio per tutti di una giornata di passione e amore, Quello vero, d’amore, fatto anche di tenerezza, come tanta tenerezza mi ha fatto l’idea di un invito a sbocconcellare una fetta di pane e pomodoro… che d’amore malinteso e osceno, che conosce solo la brama del possesso, è fin troppo pieno il mondo…

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