Passeggiate romane… Al Gatto randagio, domenica scorsa, hanno riservato una brutta sorpresa.
Ne aveva sentito parlare anche lui, certo, di crisi idrica, di provvedimenti da prendere, di razionalizzazione, dell’idea di chiudere i nasoni della città…
Chiudere le fontanelle della tradizione romana? Non può essere…, si era detto.
Ma potete immaginare il suo turbamento quando, tornando dal suo domenicale giro in bicicletta (sì, Gatto Randagio è anche ciclista) sull’Appia Antica, ha scoperto che i nasoni lungo quel percorso storico non gettano più acqua.
Era abituato, il Randagio, a riempire la borraccia alla fontanella che si trova all’altezza dell’ex Cartiera latina, ma l’ha trovata asciutta, secca come la morte. Bèh, resistiamo, ha pensato, contando di spegnere la sua sete più avanti, al nasone di fronte al mausoleo di Cecilia Metella. Nulla da fare, asciutto anche quello. Con la gola arsa, sulla via del ritorno confidava nella fontana che sta di fronte a porta S.Sebastiano. Morta anche quella…
Ma come? Non c’era stata una marcia indietro dopo le proteste dei comitati cittadini? E non era stato detto che al più sarebbero stati provvedimenti temporanei? Temporanei quanto?
Un colpo duro da sopportare. Come il Randagio ha potuto constatare sulla sua pelle, e sulla sua sete, il taglio dell’acqua riguarda anche le piccole fontanelle monumentali come, appunto, quella di San Sebastiano.
D’accordo, è stata un’estate torrida, che ha prosciugato laghi e sorgenti. Era stata prospettata l’eventualità del razionamento come misura d’emergenza… tutti abbiamo capito che non sono più consentiti gli sprechi di un bene prezioso dal quale dipende la vita di ogni essere vivente, ed è pur vero che nella mappa dell’austerità un certo numero di fontanelle è fatto salvo. Ma…
Alcune considerazioni e domande che mi ha fatto appena rientrato in casa. Cercate di capire il punto di vista di un randagio, che tante volte si è messo in fila con turisti e passanti, ognuno per il suo sorso d’acqua… e poi, dove si andrà a lavare, mi ha chiesto, quell’uomo che dorme per strada e che la mattina ha visto lì… E dove andranno a bere gli animali senza casa che razzolano lì intorno? E quale sarà stato il criterio di scelta dei nasoni che ancora allietano con getti acqua ? Diciamo la verità, non sarebbe stata più utile una efficace campagna per evitare gli abusi privati nel consumo d’acqua? E magari, che so, una fiscalizzazione degli abusi… e mantenere in vita i nostri nasoni….
Diciamo la verità, mi ha confidato alla fine, non è forse la resa ad un uso privato dell’acqua, alla faccia delle battaglie per l’acqua pubblica? È un bene che non va sprecato e quindi è legittimo provvedere a misure adeguate per un uso consapevole, però, però… Non solo sete…
Il Randagio in gioventù ha frequentato uno storico dell’arte, quindi non mi hanno stupito le sue considerazioni ‘storiche’ che, mi ha detto, non possono esser eluse.
Fontane e fontanelle sono le voci di un coro che canta l’eternità della città di Roma. Dal tempo dell’antica Roma al periodo barocco l’acqua che sgorga dalle fontane è tutt’uno con la natura della città eterna. E’ l’acqua che sgorga generosa un po’ ovunque quello che stupisce i visitatori stranieri . L’acqua che è parte organica del patrimonio storico e monumentale della città eterna, che non sono solo le grandi, famose fontane, ma anche i 2500 nasoni installati nell’ottocento…
Insomma, ha concluso, come è impensabile che la fontana di Trevi rimanga a secco, non si può separare il sarcofago romano di porta S. Sebastiano dai sottili getti d’acqua che sgorgavano da quelle due cannucce…
Avrete capito che il Randagio è particolarmente affezionato a quella piccola fontana, che s’incontra lì dove inizia l’Appia, appena oltrepassata la massiccia cortina delle mura Aureliane… Ogni volta che si fermava a bere un sorso, mi ha confidato, si tratteneva ad osservare le due figure in bassorilievo. Un uomo e una donna, sembrano, ma il tempo ne ha corroso i lineamenti e chissà chi davvero sono … ma quei lunghi capelli non possono essere che di una lei… Ed era un piacere, ogni volta in giochi d’equilibro per non cascare nella vasca, bere all’acqua della cannella immaginando il sorriso di lei e lo sguardo d’amore di lui… Ed era l’acqua a dare loro vita…
Privare il sarcofago di quel gorgogliare lieve è stato come mutilarlo. Ora appare arido, sterile, la pietra si è imbiancata di un pallore malato, le due figure che al suono ridente dell’acqua sembravano rivivere, sembrano ora respinte per sempre nella morte… Addio “chiare fresche e dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna”…
Non solo sete, dunque… Finirà, il Gatto, col non riconoscerla più questa città, muta di quel mormorio sommesso che ti sorprendeva a ogni angolo e della città tutta era l’anima palpitante…
Come dargli torto. L’architettura della città è fatta anche della sua voce. Unica al mondo quella di Roma, proprio per il mormorio di infiniti rivoli diffusi… Di questo passo rimarrà solo lo stridore di un urlo senza tregua, che è lo stesso di tutte le metropoli…
Ieri mattina il Randagio è uscito molto presto per il suo giretto in bicicletta. Aveva sognato, nella notte, che l’acqua era tornata a far rivivere le sue fontanelle… E’ andato a verificare. La speranza, anche nei gatti, è ultima a morire. Ma mi si è stretto il cuore quando l’ho visto dopo poco rientrare mogio mogio. Senza neanche salutare si è diretto verso lo stereo, ha preso un cd, si è acquattato sul divano e ha chiuso gli occhi…
Ascolto anch’io… le note sono inconfondibili… Respighi… Le fontane di Roma. E chissà cosa penserebbe, Respighi, di quel sarcofago prosciugato… Chiuderebbe forse anche lui gli occhi, per rievocare il suono dell’acqua che fu, come sta facendo il Randagio, che vedo ora, nel sonno, finalmente distendersi, già perso nei giochi d’acqua che non sono più…