Vittorio da Rios, ci riposta il racconto di un altro terremoto… Era il 1976…
Quando il raccontare è geniale quanto passionale come è degli intelletti con l’Eroico nel proprio D.N.A stimola il riannodarsi di ricordi e momenti vissuti che hanno caratterizzato e segnato la tua esistenza. Alle ore 21 del 6 maggio del 1976 mi trovavo a bordo della mia amata 500 venticinquenne mentre stavo rincasando dalla visita fatta ad un amico.Notai con non poco stupore che a pochi chilometri da casa la gente si era riversata ai bordi della strada, in un via vai e gesti fatti con le braccia del tutto anomali che mi fecero presagire che qualcosa di tragico era avvenuto. Quando arrivai a casa i miei mi resero subito edotto sull’evento. La prima tremenda scossa che io all’interno della mia macchinetta non potevo aver avvertito ben sentita anche nel trevigiano. All’indomani nel pomeriggio assieme ad un caro amico Vittorio pure lui che frequentava medicina a Padova a bordo della immancabile quanto preziosa e indistruttibile 500 partimmo per il Friuli.Arrivati alla prefettura di Udine ci indicarono di raggiungere le zone dell’epicentro ci siamo arrivati quasi all’imbrunire: Venzone,Artegna, Gemona, Maiano, Casa Sola…Ciò che ci colpi fu il mortale silenzio che vi regnava, devastazione e macerie ovunque ancora da capire la reale entità della tragedia Riccardo che in prefettura incontrammo tra tanta concitazione e a tratti smarrimento Rocco che all’ora era un eccellente e preparatissimo giornalista lettore al TG 2 e si lasciava andare colorite imprecazioni dal fatto che ancora dopo diverse ore dalla scossa tardassero i soccorsi. D’altronde all’epoca i sistemi informatici erano quelli, i radioamatori ebbero un ruolo importante nel creare in tempi compatibili con la vastità della tragedia la giusta conoscenza che fece poi mettere in moto la gigantesca macchina complessiva degli aiuti.Lo accompagnammo noi dalla prefettura Rocco a bordo della 500 rannicchiato dietro nei luoghi del disastro.A Gemona a buio inoltrato vi erano alcuni fari alimentati da gruppi elettrogeni dove militari estraevano i primi corpi senza vita e i feriti.La stessa popolazione superstite non si era persa d’animo e con quella grande forza morale che caratterizza il popolo friulano fin da subito si organizzò pur con l’anima e il cuore a brandelli a raccogliere i propri morti e dare assistenza ai feriti.La prima operazione che eseguimmo fu di scaricare un bilico di casse da morto, poi un camion carico di viveri.Ci è ancora ben impresso nella memoria a Maiano l’immagine, dove due enormi edifici erano come collassati su se stessi e un bulldozer con le dovute cautele stava spostando e sollevando delle travi dove era rimasta schiacciata una bambina che teneva ancora stretta a se una bambola.Mi chiedo ancora come potrebbe essere stata la sua esistenza cosi barbaramente soppressa appena sbocciata.Ma la vita continua e l’umanità pur fissandone il ricordo per straordinarie capacità di sopravvivere e andare oltre alle più immani atrocità causate da fenomeni naturali quanto da costruzioni umane “ricostruisce” sempre e comunque, affinché nei paesi e borghi ritorni il sorriso e la vita scorra serena dentro la giusta dignità che fa immortali le nostre esistenze.Amatrice è una recente grave ferita per l’umanità,Tanto grave non solo per la distruzione e i lutti, ma per il ritardo nel riportare un minimo di normalità tra chi a vissuto e patito e patisce quella tragedia.E pensare non per spicciola polemica ma per evidenziare dati e cifre che il sistema bancario nazionale ha finanziato negli ultimissimi anni le multinazionali internazionali che producono mine antiuomo per diversi miliardi di euro. Gli stessi dati forniti dai vari governi succedutesi in questi ultimi anni evidenziano cifre impressionanti:decine e decine di miliardi di Euro investiti in armi e strumenti armieri super tecnologici atti a determinare morte e distruzione.Questo non può che indignare e stimolarci a denunciare con determinazione questo scandalo tra i tanti che stanno sconquassando il nostro paese e l’Europa. Di ritorno dalle zone del disastro sconcertati e addolorati da quanto avevamo visto non potevamo non rendere visita e ricordo a un grande intellettuale e artista: Pasolini che pochi mesi prima era stato assassinato e che era sepolto a Casarsa. su un loculo, l’amatissima madre era ancora viva. Da una bancarella acquistammo un bel mazzo di fiori prataioli e gli andammo a deporre dove riposava. Ora da quando anche la madre e morta giacciono vicini sempre nello stesso cimitero di Casarsa,su una tomba molto originale quanto semplice, ai piedi della mura di cinta. Due semplici lastre in cemento con su nomi e cognomi e date di nascita e morte, dietro ad esse un alloro, e al centro della modesta e bassa recinzione una “lingua” di marmo lunga circa due metri che perennemente espande all’esterno il pensiero e l’opera di Pier Paolo Pasolini.E’ d’obbligo direi citare Pasolini autore tra l’altro di scritti corsari e lettere luterane.dove con grande visione “profetica” aveva denunciato la deriva etica-morale che già allora si stava delineando in tutta la sua devastante entità. Non oso immaginare come avrebbe reagito sia intellettualmente che fattivamente inanzi a uno scandalo come quello di Amatrice e dei tanti soprusi e violenza fatta agli ultimi e alla umanità più sofferente.Grazie infinite Francesca. Un caro saluto.