A proposito di parole. Di imposture, piuttosto, che, ripetute fino all’ossessione, finiscono col divenire vere… Ascoltando questa mattina di “mani in tasca agli italiani“. Messe o non messe, quelle mani, in tasca agli italiani, ma non è questo quello che importa. Quello che importa è che il legittimo e civile rapporto fra uno Stato che chiede il pagamento di tasse e il cittadino che quelle tasse paga perché lo Stato ( così, banalizzando) bene o male funzioni, è diventato luogo di un disprezzo reciproco. Con quelle cinque paroline che alludono a gesto da ladro, che lo Stato sempre e comunque compirebbe, chiedendo il pagamento delle tasse. Con quelle cinque paroline, che trasformano ciascuno di noi in cittadini in fuga, orgogliosamente, arrogantemente, dai doveri di cittadinanza… ormai tutti legittimati a difendersi in ogni modo da quelle “mani” che vogliono entrare nelle nostre tasche, con miserabile gesto da ladruncolo metropolitano… Parole che sono veleno, iniettato a poco a poco nelle vene. Veleno che già invade il nostro corpo. Arriva, ce ne siamo accorti?, a inondare il cervello, che per un po’ annaspa, poi, affogandovi, si spegne …