A proposito della manifestazione del primo marzo. Il primo sciopero dei nostri immigrati. A proposito di persone altre che vengono da altri mondi che nessuno comprende… salvo alla fine coglierne tutti i vantaggi … Viene in mente Lusi, che è la protagonista di un racconto di Thomas Theodor Heine, scrittore, caricaturista, vissuto a cavallo fra ottocento e novecento, e che con maestria e leggerezza nelle sue fiabe ha ripreso i temi della narrativa popolare e ha fatto fare loro un bel tuffo negli ambienti borghesi della Germania d’inizio secolo (novecento intendo). Fiabe del secolo scorso, che sembrano storie dell’oggi. Lusi, dunque, è l’ennesimo travestimento di quegli esseri fantastici, un po’ paurosi, un po’ dee, che dai loro mari, di tanto in tanto si affacciano sulla terra… Lusi, il cui vero nome era Melusina, era arrivata a fare la domestica in casa di una ricca coppia, proprio il giorno in cui era giunta la notizia della morte in mare del loro unico figlio. Lusi si era rivelata una domestica davvero invidiabile, anche se qualche volta diceva cose davvero strane. Aveva ad esempio chiesto di passare il suo giorno libero chiusa nel bagno… e poi… quella pesante collana di perle che portava sempre al collo! Era davvero inopportuno che un domestico portasse un gioiello falso così appariscente. Ma governata da Lusi, la casa andava avanti davvero bene… Fino al giorno in cui arrivò la crisi economica e le cose cominciarono ad andar male. Ed ecco che per aiutare il suoi padroni Lusi, offrì la sua collana di perle. “Per aiutare lor signori” dice. Viene quasi presa in giro, nessuno crede che le sue perle possano avere alcun valore, salvo ricredersi dopo l’attenta valutazione di un orefice. La crisi economica… allora come adesso ancora… e quante sirene suggeriscono ricette… e quali perle, noi non riconosciamo … Ma la storia non finisce qui. I padroni, quando videro che le perle della loro domestica erano vere, si insospettirono e, indovinate un po’, chiamarono la polizia, che arrivò in proprio il giorno che Lusi trascorreva il suo pomeriggio libero nel bagno. E sfondata la porta la videro: nella vasca che sorrideva felice… il suo corpo finiva con una lunga coda di pesce, che sguazzava nell’acqua. Insomma Lusi era una sirena, e svelò di avere accolto e amato il figlio dei suoi padroni mentre cadeva nel mare. In punto di morte, raccontò, gli aveva promesso che sarebbe salita sulla terra ad aiutare la sua famiglia. Ma ancora nessuno le credette, neppure i suoi padroni che pure nel lavoro l’avevano tanto apprezzata. Ma si sa, le difficoltà economiche cambiano gli animi, ci rendono sospettosi, cattivi, allora, come anche adesso… Quante sirene, ancora oggi, non riconosciamo…
Indagando, sulla strada di Lusi, una sirena per tutte, anche lei, nascosta sotto le spoglie di una domestica: Lidia Zabozhko, venuta in Italia dall’Ukraina. Dove è docente di lingua ucraina e psicologia in un’università di Kiev, per un periodo è anche vice rettore dell’ateneo… Ma poi arrivano le difficoltà economiche per il suo paese, per nove mesi non riceve lo stipendio. Il peggio arriva quando suo marito si ammala e muore, lasciandola sola con i loro figli. E arriva in Italia, nella sua vita di sirena approdata su questa terra, domestica di giorno, scrittrice di notte…, poco più di un anno fa il suo sesto libro, pubblicato in Ukraina, “Strada di donna”, che racconta la vita di cinque ucraine emigrate in Italia. Chiedendole di immaginare di entrare nella fiaba di Lusi si è subito sentita a suo agio… “Io, come sirena..” ha detto… Come sirena Lidia Zabozhko sa dei doni che porta, sa che pochi ne riconoscono il valore, ma continua a comporre i suoi testi, e le piacerebbe tanto che i suoi libri venissero tradotti e pubblicati in Italia. Le sue perle… che comunque, giorno dopo giorno, sa donare. Questo primo marzo, per tutte le sirene che chiedono di essere riconosciute.
Comunque, per chi volesse saperlo,
Storia di Lusi… sembra scritta apposta, il secolo scorso, per questo primo marzo. Per questo movimento che nasce meticcio e vuole accogliere chiunque condivida il rifiuto del razzismo, delle discriminazioni e dello sfruttamento. Anche questo popolo ha scelto un colore: il giallo, spiegano, perché è considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralità politica. Il giallo non rimanda ad alcuno schieramento in particolare. A margine: giallo, piuttosto virato sull’ocre, è il fondo della copertina di una vecchia edizione delle fiabe di Heine, tradotte per l’Italia dalla Biblioteca del Vascello. Nulla accade mai per caso…