Una lezione di storia e di filosofia, da Vittorio da Rios:
“Bertrand Russell nel suo imponente lavoro la “saggezza dell’occidente” nel prologo si pone una domanda: Cosa fanno i filosofi quando lavorano? Ecco una strana domanda alla quale possiamo tentare di rispondere mettendo innanzitutto in chiaro cosa non fanno. Nel mondo che ci circonda, vi sono molte cose che si comprendono benissimo. Prendete ad esempio il funzionamento dei motori di un piroscafo. Ciò entra nel campo della meccanica e della termodinamica. Sappiamo anche molte cose su come è fatto e funziona il corpo umano. Si tratta di materie studiate dall’anatomia e dalla fisiologia. Considerate infine i movimenti delle stelle, cosa di cui sappiamo parecchio. Essi riguardano l’astronomia. Tutti questi settori di ben definite conoscenze appartengono a una o a un’altra scienza. Ma tutte queste ragioni della conoscenza confinano con la zona circostante dell’ignoto. Quando ci si spinge nelle provincie di confine e al di là di esse, si passa dalla scienza al campo della speculazione. L’attività speculativa è una specie di esplorazione e la filosofia, tra le altre cose è anche questo. La filosofia di per sé rileva Russell, non si propone né di risolvere i nostri guai né di salvare le nostre anime. Ma vi è poi l’altro ruolo fondamentale alla luce delle molte innervature della modernità: che consiste nell’andare a guardare da sé, e questa è la via seguita dalla scienza e dalla filosofia. Altra domanda fondamenta a cui la filosofia e io aggiungo l’alto pensiero filosofica positivo deve rispondere: Che cos’è mai l’uomo? Un nanerottolo indifeso? Una manciata di fango? Oppure è egli davvero quale Amleto lo vede? Eraclito ci ricorda che le conquiste di un qualche valore, costano molto lavoro e molta fatica: Chi cerca l’oro scava molta terra, e ne trova poco. Coloro che trovano questo compito troppo duro vengono liquidati cosi: Gli asini preferiscono la paglia all’oro. Ho prodotto alcuni spunti per cercare di inquadrare il tutto senza ovviamente presunzione alcuna nella bellissima sintesi fatta da Francesca ricchissima di citazioni, sulle favole umane, le possibili “rivoluzioni” oltre a quelle già consumate e sulla terra, la sua gestione; tra grande proprietà: il latifondo e chi di fatto la coltiva la fa produrre: Vasilij I Kuziscin grande storico dell’agricoltura e della evoluzione della proprietà terriera fin dall’antichità, nel suo ponderoso volume” la grande proprietà agraria nell’Italia romana” evidenzia come fin dal II solo prima di Cristo al I secolo dopo Cristo la proprietà della terra era concentrata in mano a pochi. E con Augusto furono poste le basi per la costruzione del grande latifondo. accorpamento di piccole proprietà a conduzione schiavistica sappiamo poi il ruolo fondamentale che ebbero gli schiavi nella conduzione dei poderi Valerio Massimo contrappone i modesti possedimenti degli avi in particolare di Cincinnato agli immensi latifondi dei proprietari terrieri suoi contemporanei: possedeva grandi latifondi: “Magna Latifundia” ironicamente diceva. Seneca il rettore nelle “controversie”, rimprovera i ricchi che possiedono poderi estesi come il territorio di una città e folle di schiavi numerose come popolazioni. Seneca il giovane rimprovera i grandi latifondisti nelle sue opere sovente ne parla: Fino a qual punto continuerete a ingrandire i vostri possedimenti? Una terra che ha contenuto tutto un popolo sembra ora troppo stretta per un solo padrone. L’agricoltura era sia nella Repubblica quanto nell’Impero Romano settore “primario” e ebbe grandi agronomi Varrone autore “de re rustica” nel 37 a: Columella “de Agricultura”. e Plinio il Vecchio con la sua enciclopedia “Naturalis Historia” Ma il più grande agronomo dell’antichità che dischiuse le porte all’agronomia moderna fu Magone da Cartagine III secolo a.c Quando Cartagine fu distrutta dall’Impero Romano 147 a.c Terza guerra Punica, Il contenuto delle biblioteche Puniche venne consegnato ai sovrani Numidi alleati di Roma con eccezione dell’opera enciclopedica 28 volumi del Magone che fu tradotta in latino da Decimo Siliano. Studiata e molto citata da Varrone quanto da Columella Ebbe un ruolo importante per lo sviluppo della coltivazione della vite e per le pratiche agronomiche e relative coltivazioni. Importante comprendere gli sviluppi sia della conformazione della proprietà terriera nel corso dei secoli e l’evoluzione delle scienze agrarie e le ricadute sul tessuto sociale. Il feudalesimo ha costruito la grande proprietà feudale con lasciti da guerre e da rapine con drammatici effetti sulla vita dei contadini tenuti nella ignoranza e in condizioni di totale sfruttamento. Poi l’unita d’Italia ha portato alcune sostanziali modifiche nei medioevali rapporti tra proprietari e coltivatori dei fondi. Si è iniziato con la scolarizzazione e una decorosa emancipazione sociale. La nascita dello stato liberale ha dato una ulteriore innervatura a processi emancipatori pur mantenendo quasi inalterata la conformazione della proprietà terriera. Si deva a una illuminata borghesia terriera.
E’ soprattutto lombarda l’istituzione delle cattedre “ambulanti” per opera del Prof Cantoni a cui si deve la prima grande enciclopedia agraria organica in Italia. Uscita nel 1880 Sotto la spinta di intelligenze di grande valore e spirito altruistico su stimolo del Prof Cantoni fu fondata la società Agraria di Lombardia sede Milano tuttora operante. Quasi un secolo prima a Firenze nel 1753 per opera di Ubaldo Montelatici canonico Lateranense fu fondata l’Accademia dei Georgofili “allo scopo di far continuare e ben regolate esperienze, ed osservazioni, per condurre a perfezione l’arte della Toscana Coltivazione. Nel corso degli anni a oggi è la più prestigiosa Accademia in campo agricolo a livello mondiale. Possiede una ricchissima biblioteca storica agricola e contemporanea. Studi, convegni, pubblicazioni, sui grandi temi dell’oggi: come i cambiamenti climatici, gli squilibri nel produrre cibo, il rispetto e la tutela ambientale per una agricoltura sostenibile, quanto la valorizzazione delle produzioni tradizionali e locali. E in campo vitivinicolo il pericolo che comporta la “viticoltura di Rapina” che tende a stravolgere il rapporto uomo-ambiente e vite nella sua millenaria tradizione e storia Si deve al Prof. Scaramuzzi attuale presidente onorario di aver curato la grande storia della agricoltura Italiana in 5 volumi. Con la sconfitta del nazifascismo e la nascita dello Stato repubblicano il mondo delle campagne si attendeva finalmente quelle riforma agrarie che da decenni auspicava. I decreti del ministro dell’agricoltura Gullo “Definito il ministro dei contadini” del governo Bonomi agirono per la distribuzione delle terra ai contadini e la lotta al grande latifondo presente soprattutto al Sud e per un progressivo ammodernamento delle strutture produttive agricole. incremento delle imprese Cooperative e attività associative. Tuttavia la strada per una vera riforma fondiaria e il superamento della mezzadria si dovette attendere la legge del 1982 sui patti agrari che abolì la mezzadria e instauro su tutto il territorio nazionale l’istituto dell’affitto Ho ritenuto fare queste sintetiche considerazioni poiché la lotta per la terra e l’emancipazione dei lavoratori agricoli è parte integrante della nostra storia nazionale che ha tardato rispetto a paesi appartenenti alla comunità europea a darsi adeguati strumenti legislative di radicale ammodernamento. Ma il blocco storico di potere di impianto e tradizione latifondista arretrato e tradizionalista ha sempre ostacolato con tutti i mezzi gli irreversibili processi evolutivi nelle campagne e più in generale nella società italiana. Ora gli scenari sono inediti, bisogna riconoscere che la cultura industriale ha cannibalizzato la cultura e civiltà contadina per un lungo periodo. Ora però la “scoperta che il cibo lo produce l’agricoltura” la “questione agraria” come la definiva Rossi Doria nella attuale organizzazione della società post industriale diventa centrale. “Il ruolo strategico del settore primario” E ritengo che le nuove generazioni di coltivatori-imprenditori-cooperatori , molte giovani e colte sono le donne che si dedicano al “settore primario avranno certamente un ruolo da protagoniste nella rivoluzione che prima o poi arriverà come auspicato da gatto randagio. Un caro saluto