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    L’albero di Sara

    “C’era una volta un grande acero che viveva in un bosco insieme a molti amici alberi e cespugli. Aveva un tronco forte e rami agili che in primavera si coloravano di foglie verdissime formando un grande ombrello ombroso. Durante le vacanze la piccola Sara sceglieva proprio l’ombra diquell’albero per leggere il suo libro preferito. Per questo gli abitanti del bosco lo chiamavano Albero di Sara…”.  Inizia così l’albero di Sara, una delle fiabe de “I sogni degli alberi”, nate da un laboratorio ideato in un campo estivo dell’Afadoc, l’associazione che si occupa dei problemi legati all’ormone della crescita, che ha invitato i suoi bambini ad esprimere le loro emozioni attraverso le fiabe. Gigliola Alvisi ha curato i testi di questa raccolta, e l’albero di Sara è diventato un libretto a parte, perché è una storia davvero preziosa. La storia. L’albero di Sara, questo grande acero, la notte sollevava le sue radici dal suolo per vagabondare e conoscere il mondo, ma per questo viene punito da una strega che gli taglia tutte le radici… l’albero perde la linfa, diventa piccolo piccolo quasi muore, ma Sara, lo salva. Come? Invasandolo e innaffinadolo, e curandolo. Come aveva visto fare alla sua mamma. Amandolo, insomma. C’è una evidente, forte identificazione della bambina che ha ideato il racconto con l’albero a cui hanno rubato la possibilità di crescere. Sara, una bambina di quinta elemtare… (…) Ed è straordinario come abbia trovato le immagini per rappresentare e rappresentarsi. Sara, ci dice Gigliola Avisi, è una bambina molto intelligente. Infatti… nella sua fiaba la bambina aiutata dagli animali del bosco trova anche la perla magica che guarisce l’albero. Ma attenzione, non c’è nulla di davvero magico. Sara trova il modo di dire, spiega Alvisi, “non raccontatemi che crescerò come tutti gli altri bambini… ditemi piuttostosto che, anche se rimarrò piccolina, anzi forse proprio per questo, potrò fare delle cose meravigliose. L’albero della sua fiaba infatti, amato e curato, non muore, ma neppure ritorna l’imponente albero frondoso che era stato. L’albero di Sara rimane piccolo, ma è di nuovo in grado di vagabondare nei boschi, anzi, così piccolino s’intrufola ovunque. Seguendo i suoi desideri. Morale della favola? Roberta d’Aprile, psicologa dell’Afadoc, ha detto che se dovesse generalizzare in un trattato di psicologia il vissuto interiore di una bambina con seri problemi di crescita, utilizzerebbe questa fiaba. Che è strumento utile anche per i genitori, anche per capire gli aspetti emotivi  e psicologici legati alle problematiche della bassa statura. L’albero di Sara, dunque. E non solo… Tutti i racconti dei bambini del campo estivo dell’Afadoc sono stati pubblicati, in due raccolte, curate, anche queste, da Gigliola Alvisi. I libri hanno alla fine una parte dedicata ai genitori, che con tanta angoscia vivono, spesso, il momento della diagnosi, smarriti, spesso, al pensiero di “quale futuro” per il proprio bambino. Basta capovolgere il libro, e ci sono le pagine scritte per loro… Ancora una nota. Gigliola Alvisi scrive libri per bambini e ragazzi e dichiara di svolazzare di scuola in scuola per incontrare i suoi lettori e rubacchiare loro le idee per le prossime storie. Che aspettiamo tutte di leggere, con il piacere con il quale si leggono queste avventure “rubacchiate” nel bosco incantato di questi ragazzi. Che, ci assicura Alvisi, le hanno insegnato e continuano ad insegnarle tantissime cose. La leggerezza, soprattutto, con la quale parlare delle cose, anche difficili, della vita.

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