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    La storia nascosta – 4 ( fine)

    “E ciò mi portò a pormi molte domande, dunque, sul motivo che in carcere il 90% dei reclusi italiani sono meridionali, il 100% dei reclusi nel regime di tortura del 41bis sono meridionali; tutte le leggi repressive nascono e colpiscono solo Meridionali; in Europa non esistono leggi che consentono arresti di massa senza aver commesso reati, in Italia con il famigerato articolo 416 bis C.P. è possibile. Quello che non riuscivo a capire era perché ci fossero nei fatti due “Italia”, a cosa era dovuto, dove esserci una spiegazione razionale, perché nessuno nasce cattivo e delinquente, lo si diventa quando intorno a te c’è il deserto istituzionale, e se lo Stato non fa niente significa che ha interesse che nulla cambi ma viceversa l’unico intervento è quello della repressione. (…)

    Non trovavo una spiegazione e le mie riflessioni erano a un punto morto; neanche comparare col periodo manzoniano dei Promessi Sposi sui “bravi” esaudiva le risposte che cercavo. Non puoi cercare qualcosa se non sai cosa stai cercando. Una mattina verso le sei, mentre guardavo la Rai, ascoltai un’intervista di Pino Aprile sul libro che aveva scritto, “Terroni”. M’incuriosirono le sue parole e il titolo del libro. Lo comprai e lessi, mi si aprì un nuovo mondo davanti agli occhi. La nebbia che avevo in testa iniziò a diradarsi e le mie riflessioni iniziarono ad avere un senso. Trasferito da Parma, arrivai nel carcere di Catanzaro. Alcuni mesi dopo, mentre guardavo il Tg della Rai, diffusero la notizia della morte dello storico Nicola Zitara e fecero vedere l’ultima sua intervista. Parlava del Meridione come di una colonia, spiegava che la repressione e il saccheggio erano una costante della nascita d’Italia. Menzionarono il libro che aveva licenziato alcuni giorni prima della sua morte “L’invenzione del Mezzogiorno- Una storia finanziaria”. Mandai subito a richiedere il libro, nel frattempo feci fare una ricerca su internet. I fascicoli che mi arrivarono erano sconvolgenti, altro che “gloriosa epopea”. L’Unità d’Italia fu imposta con il ferro e il fuoco e creata in un “lago di sangue”, tutto scritto negli atti parlamentari italiani, ma anche in quelli inglesi. L’impresa fu fatta per depredare il Meridione. I Savoia, strapazzati dai debiti che Cavour e quel criminale di Vittorio Emanuele avevano contratto con inglesi, francesi e i Rothschild, si salvarono saccheggiando il Sud. Lo scrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Baggio, braccio destro di Cavour: “guerra o bancarotta”, ammonì. La lettura di altri libri, che continuo tuttora, ha schiarito ogni ombra: tutto il degrado del Meridione è iniziato con  la conquista piemontese e la depredazione continua tuttora.  

    Lo Stato, intervenendo solo con la repressione, continua a legittimare la creazione della colonia, a sfruttarla e gli indigeni devono essere bravi servi e non ribellarsi al padrone. Quando lo fanno interviene subito il mastodontico apparato della repressione. Il degrado causato dall’azzeramento economico e sociale ha ridotto i Meridionali simili ai clienti delle famiglie dell’Impero romano. Hanno tolto dignità alle popolazioni meridionali, creando brodo di cultura di fenomeni delinquenziali; con la repressione si tiene il meridione oppresso limitandone lo sviluppo economico, industriale, sociale e culturale, affinché il Nord padrone d’Italia continui il suo vantaggio e il Sud colonia resti il malato inguaribile. Per tenere in piedi questo stato di cose, ognitempo ha bisogno dei suoi mostri. Ieri eravamo un covo di briganti, oggi siamo un covo di mafiosi. La lettura del libro di Nicola Zara ha dato certezza alle mie convinzioni, eravamo una nazione ricca, prospera e industriale, mentre il regno sabaudo aveva zero industrie e un debito dieci volte le sue entrate. Gennaro De Crescenzo, nel suo libro “I peggiori 150 anni della nostra storia. L’unificazione come origine del sottosviluppo del Sud” spiega come all’epoca eravamo considerati la “Germania” dell’attuale Europa. Con l’occupazione hanno invertito le parti. Tutti i grandi intellettuali di quel secolo ritenevano di non aver vissuto se non avessero soggiornato a Napoli, l’unica metropoli della penisola, che insieme a Londra a Parigi rappresentavano le uniche d’ Europa. Sono arrivato alla conclusione che sono uno delle migliaia di ragazzi del Meridione sacrificati sull’altare della mostrificazione, affinché una cortina fumogena nasconda il sistema coloniale creato per tenere nell’indigenza la metà del Paese.

    Sono ritornato dal permesso con le idee chiare: non sarò più uno dei sacrificati, anche se questo mostro coloniale inghiottirà anche le prossime generazioni. Metterò un allevamento di capre sul fondo del capostipite, vicino alle rovine della sua casa. Ho deciso. Come ha fatto mio padre farò anch’io. Mi ritirerò nel Cilento per trascorrervi la mia vecchiaia, quando finalmente mi scarcereranno.

    Il ritorno alle origini, dove tutto è nato.

     Pasquale De Feo

     

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