E chi sarà mai, cosa le sarà successo… quella ragazza col tovagliolo…
Delicato, dolente… un racconto di Daniela Morandini, che ancora incontra storie. E grazie per condividerle con noi…
“Ogni sera in quell’albergo sul mare, seguendo una diagonale immaginaria, un po’ più a destra, la ragazza col tovagliolo mangiava al tavolo di fronte al mio. Avrà avuto più o meno trent’anni, era mora, né bella né brutta, normale. Sedeva tra il padre e la madre. Lei sembrava un’insegnante di parecchio tempo fa: capelli corti, camicia allacciata fino all’ultimo bottone. Lui era sicuramente un professore d’orchestra: capelli grigi un po’ lunghi, con il ricciolo dietro. Chissà chi mi dava tutte queste certezze, visto che non avevo mai parlato con loro.
Ridevano spesso in modo educato. Prima che arrivasse il cameriere, il padre metteva il tovagliolo alla figlia: lo infilava nella maglietta, poi lo apriva bene sul davanti. La ragazza mangiava con estrema attenzione, sembrava calcolasse anche il movimento più piccolo per non sbagliare. Pareva studiasse come portare la forchetta alla bocca. Rifletteva su come muovere il coltello avanti e indietro per tagliare la carne. Era concentrata su come alzare il bicchiere senza rovesciare l’acqua, a volte anche il vino rosso. Prendeva il pane in modo meticoloso, senza fare briciole. Spesso mi adocchiava, come per dire “Visto, che ho fatto bene!”.
Ma forse mi guardava perché ero l’unica a mangiare da sola, o forse perché semplicemente ero al tavolo di fronte al suo, seguendo la diagonale immaginaria, un po’ più a destra. Solo una volta, dopo aver finito un babà, il padre le pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo.
Mercoledì mi fece un cenno con la testa, io contraccambiai e lei abbassò gli occhi soddisfatta.
Venerdì la incontrai per le scale, insieme al padre e alla madre: avevano le valige e stavano partendo. Mi disse ciao con una voce inconsueta e andò via.
Avevo pensato che fosse più alta, ma l’avevo sempre vista seduta.
Daniela Morandini