Tornando dal cinema. Per “La rabbia”. Opera giornalistica più che creativa. Saggio più che racconto. Spiega Pasolini, cucendo spezzoni di materiale di repertorio, per narrare il mondo della pace del dopoguerra. Bianco e nero, d’immemore normalità. Che svela un mondo affollato d’odio, per tutto ciò che è diverso. “Odio che nasce dal conformismo, dal culto dell’istruzione, dalla prepotenza della maggioranza”. Odio per tutto ciò che turba l’ordine borghese. E innalza barriere, e costruisce armi. Per assicurare minacciando la pace. Un mondo che uccide, passando anche sul sorriso di Marylin. Sulle immagini, un testo di poesia, per raccontare la rabbia. Testo profetico, qualcuno suggerisce. Piuttosto, direi, un requiem. Di poesia dolcissima e spietata.