Giornata di mare. Il Randagio, sapete, l’acqua preferisce guardarla a distanza… e magari quando il sole inizia a calare… così, diciamo che si è trattato di una prima quasi serata di mare… che poi è il momento più bello… quando, finito il chiasso del giorno, il silenzio lascia che la musica delle onde tutta arrivi come il dondolio di una carezza…
E ieri sera la voce del mare ha per noi (per me e il Gatto) richiamato la dolcezza di un canto che avevamo appena ascoltato. Quello che Davide Peron, che è artista, cantautore, aveva iniziato a comporre guardando la sua bambina, nata appena tre giorni prima, in braccio alla mamma. Anita Maria, la bimba, ed Eleonora, la madre… lì che dormivano…
“… adesso che dormi e tutto è silenzio / vivi i tuoi sogni che la vita ha inizio da lì// Abbiam cantato e toccato la luna/ l’abbiamo ascoltata/ abbiamo aiutato, rincorso pregato/ ti abbiamo aspettata/ abbiam tentato sentieri nuovi/ scovando pensieri inattesi…”
Ed è stata la nascita, anche, di un bel disco… ops! un CD (e svelo d’appartenere all’altro secolo…). “Inattesi”… perché anche chi non è aspettato, spiega Peron, ha diritto di essere compreso e merita di ricevere dignità.
Al Randagio è piaciuto tanto questo canto delicato, sognante e poetico, che inizia come con un giro di carillon, e poi diventa arpeggio, filastrocca, gioia, paura, incanto… e in queste parole e in questa musica un po’ si è perso…
Sapete, ha bisogno anche lui ( il Randagio) di qualcuno che lo culli, per far riposare l’anima, e nutrirla di toni tenui e cose buone, come ben sanno fare le parole e i toni sommessi di Peron… Non avete idea di quanto ne abbia bisogno, e non solo lui, in tutto questo urlare sguaiato, pubblico e privato, che ci assedia tutto il giorno, che rischia persino di intimorire, a volte… ma al quale non può smettere di opporre pensieri e parole… ché chi si distrae è perduto…
Opporre pensieri e parole… lo fa, a modo suo, con la sua dolcezza, anche la musica di Davide Peron, che da sempre è impegnato su temi civili (ne abbiamo parlato qualche tempo fa https://www.remocontro.it/2017/11/05/una-calza-a-salire-una-a-scendere-portatrici-nella-grande-guerra/) …
Così ecco che anche in questo canto dedicato alla sua bimba non poteva non avere parole contro ogni forma di guerra…
“passa un aereo, passa un aereo / che mi fa chiudere gli occhi di paura/(…) apro le braccia in faccia al cielo e/ in culo al mondo, a questo mondo./ Ma il tempo corre lungo la sabbia in fondo al mare, a questo mare/ (…)”. Perché “quando nasce, un bambino, vuole vivere, ridere, amare, ascoltare, vedere, giocare… e di sicuro non vuole la guerra…”.
Pensando ad Anita, al tenero invito a vivere una vita piena e vera, e ai suoi genitori, aperti all’inatteso, che è tutto quanto di inatteso porta un bambino, ma non solo. Il Gatto è certo che queste parole sono state scritte anche per tutti i bambini del mondo…
Rubo, ancora, i versi di “Filastrocca”: “In ogni luogo che devo andare / c’è un amore che sa aspettare / senza paure da guarire / senza speranze da temere / e in ogni luogo che devo andare/ ci sono rotte da seguire / tante storie da ascoltare/ e tanti sogni da costruire (…)”
Pensando dunque a tutti i bambini, anche e soprattutto a quelli che ai sentieri del mare vengono affidati, con o senza l’illuso abbraccio di magliette rosse… Perché, come non essere d’accordo con Davide, tutti i bambini devono avere una filastrocca da poter cantare mentre si gioca, prima di dormire… che guidi i primi passi delle tante rotte da seguire e dei tanti sogni da costruire… E difenderne i sogni è cosa che serve anche a noi adulti…
“I sogni – spiega Elias Canetti- hanno sempre qualcosa di giovane (…) non sanno mai di ripetuto e di logoro come la vita in stato di veglia. Splendono dei colori del paradiso e nei loro territori si è battezzati con nomi inauditi”.
Tornando alla musica di “Inattesi”… Pensate, in tanto schiamazzo scomposto dei nostri giorni, decisamente remando contro, si chiude, il nuovo lavoro di Peron, con un pensiero sul silenzio… e tutto quello che il silenzio può raccontare senza bisogno di parole, perché racchiude in sé “tutta la musica del mondo”. Se fate un po’ d’attenzione potete accorgervene anche voi…
Propongo un piccolo esperimento…
Ecco. Provate a eseguire una melodia, magari carezzando la tastiera di un piano, oppure con tocchi di chitarra, o con un brivido di flauto… stando al centro di una stanza assolutamente priva di voci…
Sentite? Il suono si amplifica oltre ogni immaginazione. La perdita di confine fra la musica che si ha dentro e quella che si riesce a portare fuori diventa incontrollabile. Il suono si propaga lungo onde ampie, sempre più ampie. Disegna superfici che si allargano, si allargano, si allargano. Sulle quali si dilata l’anima… finché tutto si placa…
Così come un senso di serenità trasmette la copertina di “Inattesi”… che è elaborata da un quadro di Mauro Boscarato, un amico pittore, ispirato, anche a lui, dalla nascita di un figlio. Un grande sole di grano su di uno sfondo percorso da un sentiero che divide la terra dal mare, che si sfrangia su un cielo chiaro. Questo almeno mi ha confidato di leggervi il Gatto che sa, meglio di me, precipitare e fondersi nella materia simbolica di paesaggi erosi.
E ora ha gli occhi puntati fissi su questo mare che abbiamo di fronte, e che (io e il Randagio) stiamo scrutando e ascoltando, nel silenzio, per riempirci l’anima di tutta la musica del mondo…
Almeno per questa notte… prima che le urla del giorno ancora tornino a soffocarci…