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    La condanna di una pena. L’omicidio di Stato premeditato



    La notizia è di un pugno di settimane fa. Il 24 marzo lo stato americano della Virginia ha abolito la pena di morte. Una decisione che Amnesty saluta come davvero storica, considerando che dal 1997, anno in cui le esecuzioni erano riprese, la Virginia era stata seconda solo al Texas per numero di condanne a morte eseguite. 113, per la cronaca… E sono così 23 gli stati abolizioni degli Stati Uniti. A un soffio dalla metà degli Stati federati d’America…
    Bella notizia, alla luce anche di quanto leggo nell’ultimo libro di Paolo Passaglia, docente di diritto comparato e costituzionale, “La condanna di una pena, i percorsi verso l’abolizione della pena di morte” (ed. Olschki): “L’abolizione, totale o parziale della pena di morte è incontestabilmente una delle decisioni che segnano in modo più marcato un ordinamento giuridico e una società, dal momento che con essa opera una opzione importante di ordine filosofico e si adotta- generalmente- anche una presa di posizione molto forte a livello politico”.
    “La condanna di una pena”… Penso proprio valga la pena di leggerlo tutto questo testo, mentre leggo nell’ultimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese che il 44 per cento degli italiani sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena di morte, percentuale che tende a salire se si considerano le fasce di popolazione più giovani…
    Certo fa rabbrividire, dopo tanto giusto vanto per una Costituzione, la nostra, che, con l’entrata in vigore nel 1948, ha abolito definitivamente la pena di morte per tutti i reati comuni e militari commessi in tempo di pace. Pena che vivaddio, nel 2007, è stata eliminata anche dal codice militare di guerra.
    Fa rabbrividire… anche se conforta l’opinione di Passaglia che l’abolizione raggiunta per via costituzionale rimane la più solida, rispetto a quella raggiunta per altre vie, come la giudiziaria…
    Invito allora a “studiarlo”, il saggio di Passaglia. Una lettura densissima, dettagliatissima e complessa che, pure da “profana”, ho trovato molto avvincente, col suo sguardo sul mondo a offrire interessanti chiavi di lettura per spiegare la persistenza della pena capitale, e strade e scenari possibili perché il mondo infine se ne liberi. Ma soprattutto, a mio parere, addentrandosi nelle vicende di molti stati di ogni area del mondo, seguendo i cambiamenti, i dibattiti, anche aspri, feroci, le scelte politiche, i passi giudiziari, con la narrazione delle forze che si fronteggiano ed evolvono, o involvono, nel percorso di ciascun paese, questo lavoro molto aiuta a capire la nostra storia. Perché le scelte fatte negli anni, e i tempi e i modi, i valori che le hanno dettate… pure ci dicono chi siamo, da dove veniamo…
    Ci aiuta anche a capire, Passaglia, al di là di dettagli e classificazioni, quanto lunga, complessa è stata la strada, quali i segnali, quante e quali implicazioni, quanto impegno per la conquista, dove è stato possibile, di questo passaggio di civiltà. E quali i rischi, se a volte si è anche tornati indietro…
    Un percorso che in ciascun paese ha assunto diverse caratteristiche. Ma pure ritornano alcuni tratti ricorrenti, come la centralità delle decisioni degli organi politici, l’eccezionalità dell’abolizione per via giudiziaria e, soprattutto, “la crescente influenza delle istanze internazionali”.
    Molta attenzione viene data agli Stati Uniti dove, nonostante ci siano stati casi di decisioni giudiziarie che pure hanno portato all’abolizione della pena di morte, questa non è mai stata dichiarata incostituzionale in sé (incostituzionali magari i tempi, i modi, l’età del condannato, il modo arbitrario e razzialmente distorto con cui la pena veniva irrogata… sic!).
    Confrontando la situazione di stati democratici con quella di stati che democratici non sono, certo si rileva che esiste una corrispondenza tra il rifiuto della pena capitale e la democrazia, ma è “corrispondenza puramente tendenziale, giacché le eccezioni sono numerose”.
    “Ma che cos’è l’esecuzione capitale, se non il più premeditato degli omicidi, al quale nessun piano criminale, per quanto calcolato sia, può essere comparato?”, scriveva Camus nelle sue Riflessioni sulla ghigliottina, dismessa in Francia insieme alla pena di morte nel 1981, appena ieri. Eppure, come non definirla, la Francia, democrazia? Civilissima democrazia… Ma Dostoevskij ci ha già da tempo aperto gli occhi: “la civiltà ha reso l’uomo, se non più sanguinario, in ogni caso, più ignobilmente sanguinario di quanto fosse un tempo” (rileggiamo le Memorie dal sottosuolo).
    Comunque, a conclusione della sua analisi Passaglia, guardando all’influenza culturale del diritto statunitense, immagina che “l’eliminazione della pena di morte in quel paese avrebbe ricadute anche su molti altri sistemi…”. Ipotesi rispetto alla quale, in conclusione, appare piuttosto pessimista, pur augurandosi di ammettere il prima possibile di essersi sbagliato.
    E lo immagino felicissimo, Passaglia… che “il prima possibile” (sorpresa?!) sembra ora avvicinarsi… Mentre aggiunge idealmente un nuovo capitolo al suo saggio con un recentissimo articolo, dove fra l’altro osserva che “l’ultimo scorcio della presidenza Trump, con i suoi eccessi, ha forse fornito un ulteriore elemento alla causa abolizionista: l’occasione”. E ci fa notare che forse non a caso, in reazione alle ultime esecuzioni, vari esponenti democratici del Congresso stanno presentando progetti di legge per l’abolizione della pena di morte. “Forse qualcosa si sta muovendo, e nel verso giusto”.
    E forse qualcosa si sta muovendo nel verso giusto anche da noi, nonostante l’umore nero dettato da antichi risentimenti e nuove inquietudini di cui parla il Censis…
    Con buona pace dei populismi nostrani, che da destra a sinistra non vedono soluzione di continuità, la Corte Costituzionale ha infine dichiarato l’illegittimità dell’ergastolo ostativo. Il regime che, nato sull’onda dell’emergenza criminale degli anni ’90 del secolo scorso, da decenni inchioda al momento del reato a prescindere dal reale pentimento di chi l’ha commesso. Il regime che ha prodotto “quelli della morte viva” (ne parlo spesso e da tanto… https://www.remocontro.it/2016/02/21/ergastolani-scampo-libro-quotidianita-lora-dei-limoni-neri/ ad esempio ). Nulla di immediato, la Corte dà un anno di tempo al Parlamento per le necessarie modifiche normative. Ma intanto qualcosa anche qui si muove. Ancora la condanna di una pena. Ne parleremo…


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