Un pensiero. Alla Giornata dei risvegli. E a quella riva, così lontana, così vicina, sulla quale sembrano addormentarsi le persone che attraversano il coma. Luogo misterioso, il coma, chissà dove acquattato nello spazio e nel tempo. Luogo terribile, per chi, di qua dalla riva, resta ad aspettare. Di cogliere un moto, un cenno, un battito di ciglia. Un indefinito e indefinibile fremito. Intraducibile per chi non sa, per chi non capisce cosa significhi vivere accanto a qualcuno che si ama, aspettandone il risveglio. I familiari, ci dicono, ne raccontano di storie. Di sussurri e grida, di dolore e gioie, che in qualche modo a loro arrivano da quella riva lontana. La medicina, ci dicono, non ha mai dato grande importanza a quei racconti. Ma forse è tempo, di cominciare ad occuparsene. Ed è quello che comincia a succedere, grazie alla “Casa dei risvegli, Luca de Nigris”, a Bologna. Dove ci si occupa anche di aiutare chi dal lungo sonno infine si risveglia, a riannodare i fili della vita così, a un tratto, drammaticamente spezzata. Un cammino non facile e lunghissimo, che ha bisogno in qualche modo del pensiero attento di tutti noi. Anche perché, ci dicono, se ci affrettiamo a dire “non c’è niente da fare”, quelli in coma siamo noi. E a pensarci bene questa è considerazione che vale per ogni cosa. Guardandosi un po’ intorno…