“Ribellarsi è giusto”. Chi lo aveva detto? Mao, forse. Da qualche parte in quel suo libretto rosso, forse… E’ vero, ribellarsi è giusto. E il cuore sempre è con chi si ribella a chi l’opprime. Eppure… eppure qualcosa mi disturba in quel termine, ribelli, con cui in questi giorni qui e là si ascolta e si legge a proposito di chi in Libia combatte contro il suo oppressore. M’inquieta, un pò. Chiedendomi cosa, in fondo, al termine ribelle, la nostra mente, il nostro sentire più profondo associa… Quale più vero significato, insomma… Ecco, senza andare a scomodare rivoluzionari d’altri tempi, dal Devoto-Oli, alla parola ribelle: “Responsabile di rivolta armata contro l’autorità”. E fin qui… Ma più avanti, “estens. Insofferente di ogni autorità, soggezione, imposizione”. Esempio? Angeli ribelli. Come dire i demoni, in quanto rifiutarono obbedienza a Dio. Ancora: indisciplinato e capriccioso. Ostile. Ecco cos’è che non va, se l’essenza delle cose è nelle parole che le pronunciano. Perché non insorti, allora?. Sbaglierò, forse, ma al mio orecchio è parola che ha sentore di legittimità. E il sapore delle pagine di Storia.