Informazione e libertà di pensiero. Appunti di un giornalista

Un pensiero bellissimo hanno avuto Francesca e Marta Paloscia: curare una raccolta degli appunti, articoli, brani di lezioni, dispense… di tanti anni di giornalismo del loro padre. Annibale Paloscia, giornalista dei tempi d’oro dell’Ansa, di quando nelle redazioni “l’ha detto l’Ansa” era una garanzia assoluta di chiarezza, correttezza, verità delle cose… e Paloscia ne è stato capo redattore della Cronaca per circa un decennio, dal 1979 al 1988, “complessa e tumultuosa stagione” della storia italiana.

Immagino il tremore di Francesca e Marta nel mettere le mani fra le carte del suo studio, farsi strada fra libri di storia, filosofia, arte…, nell’aprire l’affollata cartella con su scritto “giornalismo”… e immagino tutto quello che ne è saltato fuori. Non deve essere stato semplice selezionare, ordinare…

Ne è nato un prezioso lavoro: “Informazione e libertà di pensiero. Appunti di un giornalista”, che è lezione di giornalismo, ma anche fotografia di squarci di un’epoca, filosofia di un impegno… Dispense delle sue lezioni scritte fra gli anni Settanta e la fine degli Ottanta, ancora, leggerete, attualissime.
Solo alcune impressioni, appena arrivata all’ultima pagina. Subito catturata dall’esordio, pagine di storia del giornalismo, che sono soprattutto il racconto del bisogno e del desiderio degli uomini di comunicare notizie. E rimane abbagliante la luce dei falò che di monte in monte, racconta Paloscia rimandando a Eschilo, annunziarono la caduta di Troia. Quella luce, anche quando non più fuoco, attraversa il tempo, e attraverso poi il telefono, la radiotelescrivente, il video terminale… porta notizie. “La notizia viaggia con la luce”.


Tutta da leggere questa lezione di storia dell’informazione di Annibale Paloscia, che sempre sottolinea l’importanza della libertà di pensiero. L’importanza, ad esempio, dei fogli di opinione che furono, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento “anticorpi di libertà”, con uno sguardo particolare al tenace eroismo di Piero Gobetti, al suo “La rivoluzione liberale”, che né l’arresto, né le bastonature della ferocia fascista riuscirono a fermare. E, prendete appunto, “di giornali fabbricati con le idee e la forza della ragione, come ce ne ha dato esempio Gobetti, non cesserà mai il bisogno perché infonderanno sempre la certezza di poter contare sulle loro poche copie per stimolare in milioni di coscienze l’amore per la libertà, mentre i giornali che diffondono milioni di copie non sono custodi altrettanto sicuri della sovranità delle coscienze”.

Appunti, per il mestiere di giornalista. E quasi commuove quell’animo “comunistaccio” e pulito di Annibale Paloscia che ovunque traspare in filigrana, come quando, parlando delle fonti delle notizie, non dimentica di sottolineare che “fonti” sono anche “i gruppi spontanei, i cittadini che hanno qualcosa da raccontare, i muri delle città tappezzate di manifesti e di scritti”. Cosa che mi ha fatto pensare a una delle scritte rilevate sui muri di Roma da uno studioso dei linguaggi, Nicola Guerra: “muri puliti, popoli muti”. Che è invito a esprimersi, testimoniare, parlare, partecipare comunque alla formazione delle informazioni…
Come quando spiega che anche i carcerati non sono fonte da sottovalutare. E ricorda un giornale stampato a Regina Coeli, Lo scalino, che, denuncia, dopo poco dovette chiudere perché il Ministero di Grazia e Giustizia non voleva la diffusione di notizie realistiche sulla condizione di vita nelle carceri. Con un pensiero anche al direttore che lo aveva autorizzato, e che subì una forte censura.

Tanto altro ci sarebbe da dire… ma lascio a chi vorrà leggere il libro. Solo un accenno a quello che è diventato, fra gli addetti, “il metodo Paloscia”, fatto di attenzione, rigore, rete di contatti, conoscenza, presenza sul territorio, prontezza, … Un metodo che gli permise di essere il primo, come nel libro si ricorda, a dare la notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, quel 9 maggio 1978. Che chi c’era mai dimenticherà.

Un manuale e molto di più, per chi voglia fare giornalismo, e anche per chi lo fa… che spiega regole e pure mette in guardia, se ricorda che “non abbiamo mai la possibilità di conoscere le infinite facce del vero. In questo senso l’oggettività non è altro che la qualità di quanto scritto dal giornalista fedele all’impegno di essere un testimone veritiero”.
Arricchito, questo libro, di documenti e foto storiche di giornali di cui Annibale era un appassionato collezionista.

Una nota personale. Conoscevo Annibale… e non per vie professionali, questioni di parentela acquisita… per cui tante volte l’ho incontrato… e la prima parola che mi viene in mente pensando a quel tempo lontano, adesso che tutto il libro ho letto e tanto mi ha fatto venir voglia di approfondire…, è “umiltà”. Sì, l’umiltà delle persone che tanto sanno e tanto ancora cercano, e non hanno alcun bisogno di esporsi “tronfie”. Di Annibale ricordo la voce tranquilla, il rimando di sguardi, i consapevoli silenzi, la sommessa musica del suo ascolto attento…

Annibale Paloscia, “Informazione e libertà di pensiero. Appunti di un giornalista” Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi” (All Around srl)

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