tornando, da un giretto per la Sardegna, un po’ di mare, un po’ di carceri, molte interessanti e apprezzabili persone… emozioni e sguardi e parole che ancora non so come raccontare… fra le lettere che trovo a casa, quella di Giovanni Zito, dal Due Palazzi di Padova, che mi manda questa poesia. C’è dentro molto, forse tutto…
“L’inferno
Adesso capisco cosa vuol dire l’inferno
E’ un posto dove rubano la vita ai morti,
dove le pagine vecchie non si leggono più.
L’inferno che brucia sogni e amori
Sono giardini d’inverno, sono brividi freddi, (…)
suoni metallici di chiavi che chiudono
speranze, posti pieni di anime
di ricordi,
foto appese alla parete del cuore
questo è l’inferno.
L’inferno di chi aspetta e scrive
parole arse e sparse nel gelido fuoco,
di rimorsi che scendono oltre
il pensiero della mente stanca
dove tutto rimane sotto costo.
Ottimizzare al massimo l’ultimo respiro
Il carcere rimane sempre terreno
di caccia per il Demonio.
L’inferno nelle mani dei malvagi
degli stupidi di cuore
nella catastrofe dei vigliacchi”
Giovanni Zito, quello di “Sono Giovanni e cammino sotto il sole“