“… Perché la contesa ha qui le sue profonde radici. Qui, nel nostro sistema di guerra che impone la legge del più forte alimentando la guerra di tutti contro tutti. Qui, nel nostro sistema di produzione-consumo che succhia quasi gratis e restituisce prodotti a prezzo d’oro, spesso in forma di armi. Qui -oh bestemmia!- nelle nostre obbedienze agli assoluti religioso-ecclesiastici, i quali usano simbologia e parole di pace, ma nella sostanza e oltre le stesse intenzioni alimentano le contrapposizioni di identità religiose forti, escludenti, violente. Siamo tutti assassini… (…)
E allora dopo gli appuntamenti nei luoghi del calvario bisognerà tornare subito qui, a rischiare magari demonizzazione e morte morale, qui nella lotta su diversi fronti, ciascuno con più forza nell’ambito in cui è collocato, contro le teste principali dell’idra”.
Da Noi e Sarajevo. Dov’eravamo mentre uccidevano. Parole di fuoco scritte per “Avvenimenti” nel novembre del 1992 da Enzo Mazzi. E come non correre, di questi tempi, alle pagine sull’impegno del movimento pacifista in tutte le sue articolazioni, scritte, in quei giorni di un’altra guerra nel cuore dell’Europa, dal parroco della comunità fiorentina dell’Isolotto che, forte del suo radicalismo cristiano, ha segnato la storia di una delle comunità di base più vivaci del cattolicesimo critico, protagonista della lotta per una Chiesa rinnovata, libera da gerarchie, senza compromessi col potere politico…
Letto oggi, questo articolo mi è sembrato un po’ il cuore della raccolta di scritti di Mazzi voluta e curata dalla Comunità dell’Isolotto per ricordarlo a dieci anni dalla sua scomparsa. “Compagni di cammino. Verso l’esodo dal dominio del sacro. Scritti 1981-2011”. Bella pubblicazione, affollata di voci di una memoria da non perdere, quanto mai da riascoltare, di questi tempi…
Vi sono raccolti 38 articoli di Enzo Mazzi, pubblicati su vari quotidiani e periodici fra 1981 e il 2011. La scelta, dall’Archivio Storico, che immagino enorme, della Comunità dell’Isolotto, è andata a scritti su persone con cui la Comunità e Mazzi hanno intrecciato nel tempo relazioni, condiviso iniziative, momenti di lotta e di impegno. E sono sacerdoti, intellettuali, uomini e donne di piccoli e grandi movimenti… tutti protagonisti di una “controstoria” appassionata e appassionante che va oltre i confini del nostro paese.
Sfilano le figure, umilissime e immense, di Giorgio La Pira, Lorenzo Milani, Oscar Romero, Leonardo Boff, Ernesto Balducci, Juan Gerardi Conedera… e Beppino Englaro, Piergiorgio Welby, Franco Basaglia… insieme al movimento dei Beati costruttori di pace, quello delle Donne di piazza Castelnuovo di Palermo, il movimento rivoluzionario del Nicaragua, la comunità rom di Firenze… e poi e poi e poi…
A scorrerne anche solo l’indice, già ci si incanta difronte alla ricchezza di tanti, e fattivi, incontri. Protagonisti uomini e donne che hanno speso la vita, e qualcuno violentemente l’ha persa, nel cercare di costruire una società, un mondo, solidale con gli oppressi, con i più deboli, che le nostre economie di rapina con violenta indifferenza sanno così bene schiacciare… Impegno e movimenti che hanno incontrato l’ostilità, a volte feroce, proprio della Chiesa, spaventata dalla radicalizzazione evangelica, da quei suoi preti “fuori” dalla logica del potere delle gerarchie, così scandalosamente vicini al mondo operaio e contadino, ai poveri del mondo, ai movimenti rivoluzionari, persino. Quei suoi preti così indisciplinati, che chiedevano un ritorno allo spirito originario del Vangelo.
E sono fortissimi i toni delle pubbliche parole di Mazzi in difesa dei preti colpiti da interventi disciplinari, i don Vitaliano, don Barbero, don Santoro… i preti-operai, i “disobbedienti”, figure forse a molti meno note, ma non meno importanti. Enzo Mazzi pagò anche lui quel suo impegno, con la rimozione forzata da parroco nel ’68, dopo l’esplosione delle tensioni con una delle curie al tempo più conservatrici della Chiesa italiana, e contro alcuni della Comunità dell’Isolotto vi fu addirittura un processo…
Dall’incontro con gli uomini della Teologia della liberazione, all’abbraccio con il popolo del Saharawi, allo schierarsi al fianco di don Vitaliano, e con lui con tutto il movimento dei no global, un pensiero torna continuamente e tutto lega: la necessità del superamento della “cultura sacrale” per arrivare alla “laicità della fede”.
Ancora fanno tremare le parole che vengono ricordate di Ernesto Balducci, cui molto Mazzi ha fatto riferimento: “Dio è la cifra assoluta dell’aggressività umana (…). L’aggressività passata attraverso Dio, sacralizzata ai vertici, ridiscende su di noi… Noi siamo i promotori di una rivoluzione non violenta all’interno della Chiesa…”. Leggere questi scritti è avventurarsi nel mondo di chi, convinto della necessità dell’eliminazione del sacro reificato dal potere, ha scelto l’uscita dalle strutture del potere, dalle ricchezze, per negare l’assoluto sul quale “pretendono di fondarsi anche le Chiese”, e per andare incontro a tutti. Andarvi incontro nelle strade, nelle piazze, in una “dimensione orizzontale della vita”. Forti di quella fede laica, “radicata nella parola di Dio, e in quella sola, parola viva, storicamente dinamica, non pietrificata” del messaggio di Bonhoeffer, il teologo “eretico” impiccato nel lager di Flossenburg.
Quella “parola viva” che si interroga sulla finitezza come essenza stessa della vita, e non può che accogliere in un abbraccio, nel 2009, Beppino Englaro che: “mia figlia aveva un senso del morire come parte del vivere e non avrebbe accettato di essere una vittima sacrificale di una concezione sacrale della morte come realtà separata e opposta alla vita”. O che racconta del ’68 di Basaglia fra il popolo dell’Isolotto, quando “la liberazione dei pazzi era strettamente legata al sogno e ai tentativi di liberazione della società intera da ogni forma di alienazione attraverso la rete delle relazioni: la comunità liberante”. O che, con Mario Gozzini, con Don Milani, nei giorni del dibattito sul crocefisso nei luoghi pubblici, grida: “meno Croce, più Vangelo”.
Indimenticabili compagni di cammino. Un cammino che ancora altre guerre ha attraversato, e tanto altro ci sarebbe da dire e da citare… ma come non riprendere, di questi tempi, ancora un pensiero sulla guerra. Anzi, contro la guerra.
Scrivendo del Forum contro la guerra che si tenne a Firenze nel febbraio del 2005 (erano i tempi che si tuonava in Iraq):
“La guerra è da bandire non solo perché crea vittime, ma anche perché soffoca la vita dell’intero pianeta in quanto sistema e divora l’esistenza anche quando non dà spettacolo di orrendi massacri. (…) Si deve affermare una strategia di pace che sia uscita risolutiva da ogni forma di militarizzazione del territorio e delle relazioni internazionali, che costruisca un’alternativa concreta, basata sulla diplomazia dal basso, sull’interposizione non violenta, sulla cooperazione e convivenza tra i popoli”
Ha nevicato, su Firenze, nei giorni del Forum, ricorda don Mazzi. E’ durata poco, quella neve, ricorda. Ma salutando con entusiasmo i giorni del Forum, il disobbediente parroco dell’Isolotto ha voluto leggere quel breve bianco, che pure sembra avvolgere tutto nel segno della morte, come manto che “in realtà cova la vita”.
E piacerebbe anche a noi cogliere, in questi giorni, sprazzi di quella neve…