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    il trenino, 4

    Ho notato, a quell’ora, in alcuni periodi dell’anno, anche piccoli gruppi di donne nere. Bellissime. Qualcuna casca dal sonno, come avesse lavorato, non sono riuscito a immaginare a cosa, l’intera notte. Ma a cascare dal sonno, a quell’ora, non sono solo loro. E c’è una donna, che siede sempre al primo . Tenta di conquistarlo anche quando arriva in stazione che il treno sta per partire e la vedo arrancare. Si agita per la corsa che forse alla sua età non potrebbe più permettersi. Infine sale, si siede, aspetta qualche secondo che il respiro si calmi. Con gli occhi ostinatamente bassi e con fare ostile, di modo dallo scoraggare chiunque dall’avvicinarsi, fruga nella borsa che immagino, come ogni borsa di donna, piena di confusione e ne tira fuori dopo un mai breve cercare un librettino. Un quadernetto sgualcito, come quello delle vecchine in chiesa per le preghiere… E proprio un libretto per le preghiere sospetto che sia. Con lo sguardo fisso alle pagine, la donna le sfoglia piano, muovendo le labbra al tempo di un verseggiare muto. Quando è arrivata alla fine, solleva lo sguardo e senza nulla guardare si raccoglie in pensieri. Pensieri brevi. Il tempo di un’invocazione o un’Ave, scommetto. Il tutto cinque minuti, non un secondo di più. Quindi richiude il libretto, lo rimette in borsa, e del suo fare religioso non rimane più traccia. Come fosse tutt’altra persona. Accavalle le gambe, sfoglia giornali, scrive appunti, chiama al telefono, risponde al telefono. Ah, non ti avevo visto! Si avvicina bugiarda a qualcuno seduto al suo fianco, chiacchiera, ride. Fumerebbe persino, se su questi vagoni si potesse ancora fumare. Le donne. Il diavolo solo sa quanto streghe e quanto madonne… (continua)

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