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    il trenino, 3

    Qualche mattina fa, stavo appena per riprendere la corsa, ho visto entrare nell’atrio della stazione una di quelle guardie che proprio pubblici ufficiali non sono, né polizia, né carabinieri. Uno di quei pattuglianti in divisa nera e blu che si muovono qua intorno come ronde, e a volte mi fanno anche un po’ paura. Ecco, guardie giurate, mi sembra si dica. Insomma, l’altra mattina ho visto uno di loro fendere la folla accompagnato, ma trainato sembrava piuttosto, da un molosso, che sembrava stesse lì lì per sguinzagliare a cercare chissà chi e chissà cosa. Aveva l’aria arrogante e minacciosa, la guardia. Aveva occhi umidi e buoni, il molosso, a dispetto della potenza compressa del suo passo. Quasi vergognoso, ho pensato, di quella inutile manifestazione di forza. Che avrebbe forse preferito sfoggiare in altri più degni luoghi, che non in una stazione di poveri pendolari. Che dal canto loro non mi sono sembrati affatto scossi, piuttosto infastiditi, devo dire, da quella cattiva presenza. Anche perché quelli che arrivano fra le sette e le otto, e sono i più numerosi, non hanno tempo da perdere. Sono sempre in corsa. In ritardo per qualcosa. In affanno per qualcos’altro. .. (continua)

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