5 dicembre. No b Day. Cosa marcia col corteo. Nel fiume screziato di viola. Colore della libertà. Colore dell’autodeterminazione. Dicono. Fermarsi a vederlo scorrere, in via Merulana. La nobile via Merulana, che unisce le due più belle basiliche di Roma. Arriva da Santa Maria Maggiore, scende verso San Giovanni. Da una finestra di un terzo piano, giusto al centro della via, qualcuno stende una bandiera arcobaleno, due finestre più a lato una sciarpa viola, forse un telo. Al secondo piano qualcun altro dirige verso la gente in strada degli altoparlanti, per regalare alla folla un suono di marcia e un canto di Intillimani del tempo che fu… E si applaudono a vicenda, le persone affacciate alla finestra e i gruppi affollati del corteo. Viola, colore della libertà. Della parola e del pensiero che non vuole briglie. Che uscendo dal luogo virtuale della rete, dice di essere carne e corpo e voce e che è ora di dire davvero basta alle urla afone del potere malato che ci sta soffocando… Per questa volta, forse, nel fiume in marcia, le teste sale e pepe e grigie non sembrano la maggioranza. Molti, moltissimi i giovani, e questo è già gioia. Pochissime le bandiere di partito, e questo è già speranza. Pochissimi gli slogan. E questo è già inizio di libertà. Ma sa di pianto il primo grido ascoltato qui a metà strada, fra le due piazze delle due basiliche. “Fuori, l’agenda, di Paolo, Borsellino”, scandisce un gruppo di persone. E le sciarpe viola vestono il ricordo dei paramenti dei riti dei giorni del lutto. Mentre il profilo di Santa Maria Maggiore si allontana, e piano, dall’altro lato, si allunga l’ombra delle guglie di San Giovanni in Laterano… I giovani, davvero sono moltissimi. Scavalcando forse completamente, con lampi di saggezza che solo i molto giovani a volte sanno avere, quella strana generazione di mezzo o già un pò più in là, qui ancora a fare i conti con la sua storia e con un paese che ancora sfugge dalle dita. Perché sul palco a parlare, fra i primi invitati dei giovani organizzatori della manifestazione, è Mario Monicelli. Grande, grandissimo vecchio della generazione che il tempo del proprio mondo ha saputo raccontarlo, possedendolo, come pochi. E poi Giorgio Bocca, grandissimo vecchio del giornalismo che solo qualche anno fa ancora ha percorso strade, per chiedere e interrogare, e raccontare la desolazione di quella Napoli che siamo tutti noi, che ancora non vogliamo vedere.Questa sera, Bocca, presente con un’intervista registrata. Perché non è in Italia, dice. Perché non vuole sulla sua strada incontrare ronde, dice. E chiede: “Ce ne sono lì, di ronde? Sono arrivate?”
I vecchi e i giovani. Poco prima, nel corteo, una ragazza parlando con un’amica e indicando un vecchio ha detto: “Ecco uno che, magari ricorda come erano fatti i politici veri…”. Già. Forse. I vecchi e i giovani. Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse, diceva un proverbio. Eppure c’è ancora qualcuno, che “sa”, e che tutto quello che sa, può regalarlo a chi ha la forza e tutto il futuro necessari per “potere”… Parole, da tramandare raccontando con voce piana, consegnandole, prima di scomparire, lontano dalla violenza delle parole d’ordine del pensiero unico che tenta di dominarci.
La democrazia, forse, ricomincia da questa piazza senza bandiere. Un pensiero, che è un augurio, guardando tutti questi ragazzi, prima che calino le ombre…