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    Il cimitero dei pazzi

    In un paese di poco piu’ di 2000 abitanti, Cadillac sur Garonne, nel sud est della Francia, riposano 4000 malati mentali. La loro storia si intreccia con quella del vicino ospedale psichiatrico e del castello-prigione dove erano internati i “pazzi” nella Francia del regime di Vichy… ed e’ la storia che racconta Francesco Zarzana, scrittore e autore di teatro, ne “Il cimitero dei pazzi”, della Infinito Edizioni. Un libro nato quasi per caso, racconta Zarzana, incuriosito, mentre si trovava in Francia, da un trafiletto letto su Le Monde. Poche righe per la storia di un vecchio cimitero che il sindaco del paese, Cadillac, appunto, vuole seppellire sotto il cemento di un parcheggio. Ma la gente di Cadillac non vuole… quel cimitero, quei morti, fanno parte della loro storia… Cosi’ Zarzana, armato della sua curiosita’, ma anche della sua capacita’ di indagare, studiare, capire, raggiunge il piccolo paese, ne conosce la gente, si lascia condurre dai loro ricordi… inizia un lungo viaggio nel tempo e nella storia, dice, che lo porta a conoscere storie che hanno dell’incredibile… Il libro inizia con un racconto e l’immagine di un fantasma, Marguerite, una giovane internata che mori’ suicida, prosegue come un saggio, poi ritorna il racconto, con le vite di Marguerite, di Osvaldo e degli altri… ma non e’ solo un esercizio letterario, c’e’ dentro tanta storia e tanta carne viva…. E’ stato necessario, spiega Zarzana, fare ricerche nell’Universita’ di Lione, negli archivi del vecchio ospedale psichiatrico, parlare con i medici, raccogliere le testimonianze di chi ancora ricorda… Nessuna cartina stradale o turistica di Cadillac segnala la presenza del cimitero, nello spazio che lo delimita c’e’ un rettangolo vuoto. Ne’ ci sono nomi sulle croci, molti dei malati non furono mai reclamati dai parenti. Il merito a Zarzana di aver cercato di tirare fuori quei poveri morti da questa ulteriore morte dopo la morte, cercando di dare dei nomi, riscostruire storie… per restituire alla memoria collettiva una storia da non dimenticare, per non dimenticare, intanto, cosa e’ stata la cura del malato di mente come regime carcerario, la violenza legale e quella illegale che vi regnavano… Lo sciroppo del tempo, la pillola della pazienza, l’olio della serratura.. nomignoli, ci ricorda Zarzana, per le “cure” terribili che i malati subivano. Ce n’era una, ci ricorda, che si chiamava l’elettroshoc dei poveri…. Insomma poveri malati presi a calci da infermieri che spesso non erano altro che ex ricoverati che nell’ospedale rimanevano poi tutta la vita… Il cimitero e’ parte fondamentale della storia della psichiatria francese e la ricerca e il libro di Zarzana, soprattutto, riaprono molti interrogativi sulle troppe morti … Nel 1941 599 internati andarono a gonfiare le fila di quelle 45mila vittime decedute negli ospedali psichiatrici durante l’occupazione. Si parlo’ della guerra, della carestia, di morti per fame… Ma ne siamo proprio sicuri? O non si consumo’ in quegli anni una sorta di “sterminio dolce”… ? Qualcuno, oggi, comincia a interrogarsi… La parola ora e’ agli storici… ma una risposta chissa’ che non la conosca quella gatta che si incontra all’ingresso del castello… si dice sia l’incarnazione della povera Marguerite, ed e’ sempre pronta, Zarzana ce lo assicura, ad accompagnare i visitatori nei corridoi del castello, fra i viali del cimitero… nei meandri di quella che sa essere la sua casa…

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