Daniel Innerarity sostiene che nella società contemporanea siamo alle prese con una perdita di gravità dei soggetti, oggi meno vincolati alla pesantezza del territorio, meno controllabili e più liberi e interdipendenti. Abbiamo di fronte, sostiene, un panorama in cui ha davvero poco senso insistere sull’identità come qualcosa di definito e definitivo. E cita George Steiner, un ebreo europeo “di identà tanto complesse quanto multiple”, che assegnava agli ebrei un ruolo esemplare, che potrebbe servire come guida agli esseri umani. Steiner, dunque: “… dimostrare che, benché gli alberi abbiano radici, gli uomini hanno le gambe e sono ospiti gli uni degli altri. Se non vogliamo distruggere il potenziale della civiltà, dobbiamo sviluppare lealtà più complesse, più precarie. Vi sono, come insegnava Socrate, dei tradimenti che sono necessari per creare delle società più libere e più aperte per gli uomini. Perfino una grande società è qualcosa di limitato, di effimero, se paragonato al libero gioco della mente e all’anarchica disciplina dei suoi sogni”. ( D. Innerarity, Il nuovo spazio pubblico, Melteni editore, pag.165)