Una riflessone di Paolo Rausa ( che molto ringrazio), a proposito di sogni, di realtà, di virus, di Pasolini… leggete…
“I sogni sono una proiezione della realtà? E oltre? Specialmente quelli di primo mattino quando si è accumulato tanto tempo a letto e il nostro pensiero è potuto andare avanti e indietro, volteggiando sulle nostre città, sui fiumi, i laghi, i mari, e poi più da vicino, sulle nostre vite di formiche che si affannano per portare a casa il chicco di grano buono per il prossimo inverno… Ma quest’anno c’è un intruso, un virus come tanti che abitano il nostro pianeta e che abbiamo assunto nel nostro organismo. Questo però è restio, combatte, sino alla fine, senza arrendersi. A volte viene sconfitto, ma lui non arretra. Allora il nostro pensiero, dimentico per un istante, corre ad avvenimenti un po’ più divertenti, se così si può dire: prendere in giro la morte. per un giorno, per una sera, anche la zucca vuole la sua parte. E così i nostri visi diventano smunti, pendono lacrime di sangue, salate, il trucco si scioglie e i nostri visi diventano maschere di cera che trasformano il nostro aspetto ben curato. Allora siamo o non siamo noi? Chi ricordiamo in questa notte dei morti viventi o di halloween? Le persone care, gli amici, i grandi personaggi e pensatori che ci facevano riflettere sull’andamento della nostra società… Ma come? L’uomo/la donna hanno sempre cercato di irridere gli spiriti del male o dell’aldilà e di giocare con gli aspetti più drammatici della nostra vita. Guardate le metope sui templi che raffigurano facce scherzose che pernacchiano o strepitano, figure apotropaiche, carnascialesche, il carnevale di Rio, i saturnali romani, la bramosia, il desiderio sfrenato e la possibilità di vendetta, la violenza, lo stupro approfittando della confusione… Per un giorno tutto capovolto, il re servo, il servo re ma alla fine della giornata sacrificato per il bene di tutti. C’è sempre qualcuno che occorre sacrificare per il benessere di tutti o che volontariamente si sacrifica per dimostrare la cecità di chi governa e amministra, dimentico dei bassifondi dell’umanità, i ragazzi di vita, quel sottoproletariato a cui siamo ricondotti per via delle incertezze, delle crisi che mai si risolvono in un cambiamento vero. Proletari senza rivoluzione aveva scritto Renzo del Carria, enumerando tutte le rivolte e i conflitti sociali irrisolti. E chi li ha predicati è stato arso sul fuoco come Giordano Bruno o travolto come Pier Paolo Pasolini sulla rena di una spiaggia che aveva visto le triremi imperiali solcare le acque con carichi di frumento e di spezie del Mediterraneo e provenienti dall’Oriente vicino e persino lontano.”
Paolo Rausa