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    “Vedete questa foto? L’ho fatta fuori al campo di calcio e non in una cella, ma per la prima volta non vedo me stesso, vedo un’altra persona, guardo questa mia foto e mi domando chi è costui? Mi sembra uno sconosciuto, quando l’ho vista per la prima volta gli stavo dicendo che hanno sbagliato, che non è la mia foto. La guardo ancora dopo mesi e non mi riconosco, non so se sono io, forse il fotografo ha fotografato un carcerato che sono io, ma che non sono più io, io sono quello di Sulmona con il camice bianco che dipingeva in una stanza e non questo in un campo da calcio dentro a un carcere. Questo assomiglia a un avanzo di galera, e non a me che non mi sento tale. E’ come vedere una persona sconosciuta, una persona che ti sconvolge solo a guardarlo, ho paura che chi mi vede in questa foto ha la stessa paura che ho io, è come vedere una foto del vecchio west quando mettevano la foto con la taglia di un ricercato, per questo mi sconvolge”. Giuseppe Reitano

    da: “Urla a bassa voce. Dal buio del 41bis e finepenamai”

     

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