Leggendo, dell’incendio nella discarica dei barconi, a Lampedusa. Guardando, le foto del fumo di quel che restava dei legni che hanno traghettato uomini da una riva all’altra del Mediterraneo. Conservati lì, a due passi dal mare, in attesa di farne il più grande museo mediterraneo dell’immigrazione. Resti di memoria, che qualcuno si è affrettato a cancellare. Leggendo, del professor Pietro Busetta, assessore ai Beni culturali di Lampedusa e Linosa, che se ricorda che la Sicilia non è nuova ad episodi come questo, e ricorda gli incendi, dolosi, che sulle Madonie o sui Nebrodi distruggono ettari ed ettari di alberi secolari, aggiunge che questa volta c’è qualcosa di più e di peggio. Si vuole distruggere, dice, la memoria di un passaggio. Ma a dispetto di chi vuole azzerare un patrimonio di ricordi di una generazione di migranti, già senza volto, oggi anche senza tracce, assicura che il museo si farà. A dispetto dei nuovi barbari. Un museo dei migranti, dunque. Che a Lampedusa affiancherà, assicura Busetta, il progetto di salvaguardia dei resti di un altro storico passaggio. Quello dei cristiani del secondo secolo dopo Cristo. Altri ultimi della storia. In attesa dunque di una casa della memoria. E c’è da augurarsi che si costruisca in fretta. Perchè gli uomini sempre tornano nei luoghi dai quali sono volati via. A guardare bene, il mare, laggiù, già si affolla di navi fantasma…