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    Esercizi sulla madre

    Pensiero di maggio. Che è mese di donne e di madonne. Con le pagine di un romanzo di Luigi Romolo Carrino, “Esercizi sulla madre”, edito da Perdisapop. Lettura che mi è rimasta nell’animo, perché è stato, leggerlo sfogliandone i capitoli, come far scivolare i grani di un rosario, sgranando giorni terribili della vita, per una preghiera laica che non cerca consolazione, ma risposta a un indicibile perché… 

    “Stamattina, 27 febbraio, ho dato nome alle immagini che ha mostrato il dottor Allocca. Dieci figure, e in ognuna ho visto una parte di te. In ognuna c’era una risposta alla mia domanda: perché sei andata via?..” Perché sei andata via? E’ la domanda che percorre tutte le pagine del libro. Un romanzo che è un puzzle narrativo, che si compone nella mente di Giuseppe, rinchiuso in un’ospedale psichiatrico giudiziario. Giuseppe, un giovane uomo che cerca di trovare una risposta al perché la sera del 27 febbraio del 1976 la madre è uscita per fare la spesa e non è più tornata, lasciadolo, solo, bambino, sulle scale davanti alla porta di casa… per dieci terribili ore. La ricerca del motivo dell’abbandono corre parallela alla ricerca di gesti che la mente ha cancellato, troppo terribili per essere trattenuti in sé, ricerca che condurrà allo svelamento del motivo per il quale Giuseppe è rinchiuso in un’ospedale psichiatrico. L’indicibile episodio che ha definitivamente incatenato la sua vita. Esercizi  di memoria, dunque, di Giuseppe, cui si alterna la voce della madre, che in qualche modo  fa da contrappunto… madre che pure sembra non voler credere a ciò che è accaduto, anche lei è un intreccio di dolore, stupore.. e poi comunque soprattutto amore… Sì perché, bene lo spiega Carrino, non c’è nulla di così terribile che possa succedere, non c’è atto così violento che possa compiersi fra madre e figlio, che possa interrompere quel legame profondissimo che fra madre e figlio esite. Che è legame profondissimo dell’anima, che è pure legame di carne e sangue, perché dalla carne e il sangue nasce.(…)

    Basta ascoltare questo cenno, della madre, “… parole difficili solo per dire che mi sei mancato, tantissimo, sebbene la tua assenza sia stato il regalo che mi sono fatta per non dovere spalancare un grido sfatto a ogni finestra della casa…”

    Esercizi sulla madre, dunque, dieci capitoli e dieci figure di madre che si susseguono. Un incastro di piani diversi e imprevedibili, imprendibili, a volte sembra. In un racconto dolorante e feroce. Sferzante e inaspettato. Tormentato. Che ci cala nel buio dell’anima. E che pure lascia tanti dubbi. Ma, dice Carrino, è proprio quello che alla sua scrittura chiede: di lasciare a ciascuno il diritto di costruirsi la propria storia, da quella sua storia partendo. Una lettura non semplice. Ma che non si riesce ad abbandonare. Cadendo anche noi, nei labirinti della mente, che Carrino sembra conoscere e molto bene. Un sapere che deriva da un’intreccio di conoscenze letterarie, scientifiche ( confessa da sempre una passione per i percorsi della mente…) e conoscenze, pure, che nascono dalle cose della vita, che di carne e sangue è fatta. E’ stato fra l’altro, Carrino, volontario, a Roma, nel COES, centro che dagli anni Sessanta si occupa di ragazzi con handicap neuropsichici gravi…

    Ancora una nota. Nell’esergo, è citato Pasolini, da Supplica a mia madre.: “è difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio….” , ma Carrino, per quanto si schermisca dicendo che “solo ho provato”, vi assicuro, davvero c’è riuscito. E persino, m’inquieto io stessa a pensarlo, a tratti, vorresti essere quella madre, e vorresti essere quel bambino, per ricordare e ricordarti che ci sono legami che nulla, proprio nulla può spezzare… e questo li fa terribilmente belli e irrinunciabili.

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