Salutando, questa mattina di Pasqua. Ascoltando, la cronaca della notte. Trascorsa dai rom “accampati”, a Roma, nella Basilica di San Paolo, dopo essere stati sgomberati dal loro campo. Sentendo, delle guardie vaticane che hanno impedito alle donne uscite dalla basilica, di rientrarvi. Guardando, le immagini sul limite della cancellata. Con le donne di qua, con i bambini di là, ancora dentro i confini della chiesa. E le guardie vaticane, sorridenti, con aria gentile, per carità, ma ferme e risolute, a fare da barriera, a chiudere le porte del Tempio di Dio. Leggendo, del disagio, dei due battesimi che per via del trambusto non è stato possibile celebrare all’ora stabilita. Rinviando di qualche ora (di qualche giorno?) l’ingresso ufficiale di nuovi arrivati, con le carte in regola, si immagina, nella Casa del Signore. Ma quale Casa e quale Signore? Ascoltando, le parole di un parroco, questa mattina alla radio, che si chiede e ci chiede, dopo questa vicenda, con grande imbarazzo, cosa mai racconterà ai suoi fedeli nel giorno della Pasqua. Di quale Chiesa, di quale Signore, di quale Pasqua?
Ultim’ora: leggo, comunque, che, per chi non è andato via, il Vaticano offre, per quest’altra notte, stanze…